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2 minuti e 28 secondi di lettura
di Luigi Leone

Siamo onesti, non è che questo nostro Paese ti offra così tante occasioni di sentirti orgoglioso. Circa trentasette anni fa, però, fui davvero felice di essere italiano. Dovetti far operare di tonsille mio figlio e lo portai al Gaslini di Genova. Nulla di grave, per carità. Ma in quei pochi giorni mi accorsi che cosa poteva significare avere a pochi chilometri da casa una realtà come quella: medici, infermieri, volontari, personale amministrativo e ausiliario, esterni. Tutti, ma davvero tutti, impegnati a far stare bene i bambini. E poi le loro famiglie. Peraltro, c’erano situazioni che altro che tonsille!

La vedo ancora quella suora, ma non arrivate a pretendere che ne ricordi pure il nome, tanto burbera (all’apparenza) quanto buona (per davvero), che tra un rimprovero e l’altro, perché magari facevi troppo rumore in cameretta, sapeva sempre trovare una parola per confortarti, aiutarti. E rammento perfettamente quanto, nei giorni precedenti l’intervento, dovetti impegnarmi per trovare un alloggio al quale appoggiarsi, io e mia moglie, in modo da stare vicino al nostro bambino.

L’ho presa un po’ larga, però questa piccola storia di vita vissuta mi è tornata alla mente leggendo dell’iniziativa di Raffaella Paita, parlamentare ligure, e del suo partito, Italia viva: nella Finanziaria, di cui tanto si discute in questi giorni, sono riusciti a far passare un emendamento con il quale si stanziano 500 mila euro a sostegno di quanti per curare i loro bambini sono costretti a spostarsi da casa.

Una delle mete, ovviamente, è il Gaslini. Lì senti tutti i dialetti italiani, potrei dire quasi tutte le lingue del mondo. E purtroppo sono una sparuta minoranza coloro che, come toccò a me, devono preoccuparsi soltanto di una tonsillectomia. Sono ben altre le cure da prestare e non voglio entrare nel dettaglio perché psicologicamente neanche ce la faccio. Non è un caso se i Babbo Natale da nove anni promuovono una camminata con annessa raccolta di fondi proprio per l’ospedale pediatrico genovese.

Dunque, va benissimo che non ci sia più (si spera che non salti fuori la solita burocrazia…) il problema delle spese da sostenere fra i moltissimi che i genitori devono affrontare. Non so dire, francamente, se 500 mila euro siano una somma sufficiente. So di sicuro, invece, che ha ragione Paita quando, sull’edizione genovese di Repubblica, osserva: “Il sostegno alla mobilità pediatrica è una misura di civiltà. Le famiglie, già provate dalle malattie dei figli, devono spesso affrontare spese ingenti per stare loro vicine, quindi un aiuto dello Stato è doveroso”.

Per professione sono abituato a scrivere delle brutture della politica, di quante buone ragioni ci siano per criticare chi s’impalca con scelte che non riescono a tenere conto della realtà. Beh, questa volta voglio scrivere di una Finanziaria che ha molti aspetti indifendibili e che però, grazie a un partito di opposizione, va detto, riesce, almeno in una cosa, a portare lo Stato vicino ai cittadini, ai loro bisogni. E’ una notizia, perché non succede spesso, purtroppo. Ma è una buona notizia.

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