Che la carta, da tempo, stia vivendo dei brutti momenti lo sappiamo. Ma questa settimana che sta per finire è stata particolarmente negativa. Un’ antica e rara cartiera che chiude all’Acquasanta, dietro Voltri dove c’era la “valle delle cartiere”. Era una zona ricca di acque portate dai due torrenti che attraversano il suo territorio e segnano le due vallate, il Leiro o Leira e il Cerusa. Pensate che tra il Cinque e il Seicento la carta che si produceva a Voltri e dintorni era talmente pregiata da essere usata in tutte le regge europee, dove un decreto legislativo aveva stabilito che, per i registri di Stato, fosse impiegata solo carta di fabbricazione voltrese. Era la carta della storica diplomazia europea.
Grazie all’acqua di questi torrenti e dei rivi che a questi torrenti arrivavano, le valli del Cerusa e del Leira ospitavano le cartiere più importanti d’Europa. Qui a Biscaccia, Mele, Acquasanta, veniva prodotta la carta più pregiata. Nel 1770 lavoravano oltre un centinaio di fabbriche di carta che oggi sono scomparse.
L’acqua era contenuta nelle vasche al piano terra di questi edifici, dove venivano sminuzzati i tessuti, lasciati marcire, ridotti in poltiglia. Poi l’impasto poteva essere tagliato nelle forme desiderate.
Per asciugare la carta si doveva salire all’ultimo piano della cartiera in stanze aerate in modo speciale grazie a particolari persiane chiamate rubatte o arbette. I valichi e il porto di Voltri servivano alla commercializzazione del prodotto in tutto il mondo. Barche, avanti e indietro.
Ma come è arrivata l’arte cartaria proprio qui a Voltri?
Fu Grazioso Damiani che nel 1406 partì da Fabriano, capitale della carta nelle Marche, per portare al nord questa produzione e si installò in questo pezzo di Liguria ricchissimo di acqua e vicino a un porto importante. Meglio di così non era possibile.
Damiani divenne famoso quando nel 1424 non riusciva a reperire stracci e cordami e allora si rivolse al Consiglio degli Anziani di Genova per una supplica. Insomma, che intervenisse l’autorità e facesse qualcosa. Per esempio gli assicurassero l’esclusiva sui cordami per un certo numero di anni.
Ecco da dove nasce il proverbio Tutte e strasse van a Outri. (“Tutti gli stracci vanno a Voltri”), frase che lo stesso imprenditore avrebbe pronunciato davanti agli Anziani per impressionarli.
Il boom della produzione fu tra Sei e Settecento con il moltiplicarsi delle papeterie che arrivavano anche a Arenzano e Varazze. Pensate che i papetari occupavano anche 1400 operai specializzati! La fortuna della vallata. Poi agli inizi del Novecento la produzione calò fino quasi alla sua scomparsa.
Scendo via Assarotti verso De Ferrari. Strage di edicole. In piazza Corvetto l’ultima rimasta è in vendita, in largo San Giuseppe cancellata quella sotto l’albero fortissimamente voluto dall’indimenticabile Carlo Repetti, fine uomo di teatro e lettere. Chiusa quella di piazza Matteotti che , però, riapparirà subito dopo le feste in una nuova veste grazie all’intervento dei librai della “San Paolo” guidati dall’energico Luca Valenziano.
Galleria Mazzini. Gli eterni lavori di restauro sono finalmente terminati. In questi giorni è vivissima grazie alla Fiera del Libro che alcuni librai genovesi, coraggiosi e “eroici” come i vini della val d’Aosta, realizzano tutti gli anni a Natale e non solo. Montagne di libri nuovissimi e antichi o anche soltanto meravigliosamente “vecchi”, preda di chi ha ancora la voglia di cercare qualche titolo perduto. Tanto pubblico per fortuna, via vai, libri e caffè, libri e ristoranti, libri e altri libri della nuovissima libreria “Giunti”, con un loggiato interno davvero scenografico.
Ma ecco che sulle copertine di Pavese, Montale, Shakespeare, Simenon, Moravia, Maraini e colleghi, su quelle rare delle superbe edizioni natalizie della Cassa di Risparmio, su quelle da difendere degli editori genovesi, sui vecchi giornali come le edizioni nostalgiche della Domenica del Corriere drammatizzate da Walter Molino, ecco una, due, tre, tante, tante gocce d’acqua. Con la pesante pioggia di dieci giorni fa sono scese in maniera preoccupante. Lunedì è prevista ancora molta acqua.
I librai, quelli bagnati, hanno coperto con fogli di plastica i loro tesori. Einaudi, Mondadori, La Nave di Teseo, Bompiani e persino i lussuosi Adelphi, hanno l’impermeabile.
“Piove, piove dalla copertura…” racconta preoccupato Riccardo patron di “Books in the piazza”. “Piove dalle cupole di vetro” conferma Marcello, allarmato presidente dell’associazione Fiera del Libro. Le due cupole all’altezza della galleria Renato De Barbieri colano. “Un guaio per i nostri prodotti”, conferma Emanuela appassionata titolare della Libreria del Teatro della Corte. In coro: “Con quello che paghiamo… hanno fatto lavori duranti anni e ora cola acqua…”.
La carta arriva dall’acqua, abbiamo visto nelle valli voltresi, nel memorabile museo di Mele, ma se la carta si bagna non va bene. Peggio se piove sui libri, come i giornali, carta scritta e quindi di valore.
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Piove in galleria Mazzini a Genova
Addio cartiere, Sos edicole, evviva i libri, ma salviamoli dalla pioggia in Galleria
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di Mario Paternostro