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di Luigi Leone

Quando arrivai a Genova, una delle mie prime interviste fu al compianto Paolo Odone, presidente di Confcommercio e della Camera di Commercio. Mi disse: “Viviamo in una delle città più belle al mondo e abbiamo molti problemi. La vera emergenza, però, è quella demografica”. A Palazzo Tursi c’era Beppe Pericu, uno che Silvio Berlusconi, allora re del centrodestra, fra lo scorno dei suoi ebbe ad “apostrofarlo” così: “E’ un bravo sindaco”. In Regione Liguria, invece, era quasi alla fine la consiliatura guidata da Giacarlo Mori: centrosinistra pure lui.

Rammento lo scenario per una ragione specifica: nonostante la consonanza, Comune e Regione non misero in atto politiche che sostenessero la demografia genovese. Poi toccò al centrodestra e con esso molti sperarono che le cose cambiassero: macchè! Odone, che sull’argomento aveva un’autentica giustificata fissa, ebbe a ripetermi le medesime parole: “La vera emergenza è quella demografica!”.

L’ho fatta un po’ più lunga non solo per il piacere di ricordare chi non c’è più. In realtà desidero sottolineare una costante della politica: la totale assenza di realismo. Per carità, non che qualcuno - da destra, da sinistra, dal centro - osasse dar torto a Odone. Anzi, tutti gli davano ragione, promettevano questo e quello, poi, immancabilmente, non si è mai visto niente. Chiunque abbia governato e chiunque abbia amministrato localmente.

Così l’emergenza demografica è ancora lì, in tutta la sua gravità e virulenza. In questi giorni si fa un gran parlare, per il futuro, della perdita dell’identità culturale italiana. Comprendendovi pure quella religiosa. Ma chi ne parla si è mai sbattuto per mettere in condizione i giovani di farsi una famiglia (quella tradizionale o quella nuova poco interessa), avere un lavoro, ricevere uno stipendio adeguato, comprare o prendere in affitto una casa e avere dei figli? Direi di no. La politica non ha neppure provveduto a che i figli già esistenti siano considerati dei gioielli e quindi possano andare all’asilo, alle elementari, alle scuole medie e a quelle superiori (aggiungendo tutto il resto del necessario) senza che le famiglie debbano svenarsi. E spesso non riuscendoci, al di là della buona volontà.

Odone poteva solo dirlo che esiste un’emergenza demografica. Ma ovviamente non aveva in mano gli strumenti per intervenire e anche la moral suasion che più volte ha tentato non è andata a buon fine. Ma la politica sì, sarebbe potuta intervenire, avrebbe potuto fare delle cose. Potrebbe fare delle cose.

La sindaca di Genova Silvia Salis ha ragione quando si mette alla guida dei colleghi per chiedere al governo iniziative a favore della sicurezza e dell’insegnamento dell’educazione affettiva. Però non le ho mai sentito dire o fare qualcosa per fronteggiare l’emergenza demografica. Almeno non in modo strutturale. Lo so anch’io che, “per fare”, molto dipende dai fondi che l’esecutivo nazionale mette a disposizione delle istituzioni locali. Molto. Però non tutto.

Allo stesso modo, il centrodestra, che pure in questo momento ha le leve del potere in Italia e dunque potrebbe agire tantissimo, in realtà sta facendo niente per una emergenza che Odone sottolineava in chiave genovese, ma che riguarda il Paese intero. Insisto: non c’è da stupirsi se la metà del corpo elettorale diserta i seggi, per una sfiducia che sta dilagando. Ma la politica se ne accorge solo all’apertura delle urne, ne discute per un giorno o due e poi passa oltre. Come per i bambini che non nascono più. Appunto.

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