Ottant’anni fa, nel 1945, era da poco finita la guerra. Genova era distrutta, molti genovesi disperati e poveri. Furono i Gesuiti a inventare San Marcellino, l’associazione che accoglie e accompagna le persone senza dimora. Dove “dimora” è la casa logicamente, ma anche il resto. Dimora, casa, significa amici, lavoro, compagnia. Non essere soli. San Marcellino nata nel centro storico nella piazza che prende il nome dalla chiesa che negli anni ’40 fu di don Orione divenne da subito un punto di incontro e di assistenza già durante la guerra. Fu il gesuita padre Lampedosa a aprire l’associazione “La Messa del Povero” in aiuto di poveri, sfollati, profughi che negli anni della rovina sociale di Pré divenne l’unico sostegno di chi era relegato ai margini- della città e della società.
Così è stato fino a oggi e l’associazione di volontari eccezionali apre sempre le porte a chi ha bisogno, a chi non trova nessuno. Così ieri il Rotary club di Genova Nord Ovest ha organizzato un incontro stimolante . Titolo: “Nessuno si salva da solo”. Con un sottotitolo chiarificatore se ce ne fosse bisogno; le sfide delle associazioni di servizio in un mondo che ha perso la bussola.
E hanno invitato a parlare di questo tema due grandi scrittori, due giallisti doc, Maurizio De Giovanni creatore del commissario Ricciardi che macina ascolti record in tv, dei Bastardi di Pizzofalcone e di Mina Settembre e il padre di Bacci Pagano, Bruno Morchio. Al Bristol in una sala piena nonostante l’allerta, il dramma della povertà del 2025 è stato sviscerato, raccontato, analizzato da tutti i punti di osservazione, da sud a nord, dalla Napoli di De Giovanni alla Genova del centro storico di Morchio.
Chi meglio di due grandi “giallisti” abituati nelle loro storie a attraversare le strade delle emergenze urbane, poteva farlo? Alla vigilia del giorno che papa Francesco ha voluto intitolare proprio ai Poveri, con la P maiuscola. Oggi, 16 novembre.
De Giovanni e Morchio hanno fotografato con parole schiette e spesso durissime le moderne povertà, quelle che non si vedono perché colpiscono giovani che hanno un lavoro, ma non riescono a arrivare alla fine del mese (“Non al 30 – ha detto De Giovanni – nemmeno al 20…”) perché gli stipendi sono modestissimi. Povertà nascoste, mascherate dalla difesa delle ultime dignità. Non potersi curare, non potere far fronte alla sfida dei consumi lanciata in ogni luogo e giorno.
“Quelle persone – ha aggiunto lo scrittore partenopeo – che nel mondo dei superconnessi sono sole”.
Ma il momento più difficile è stato quando hanno affrontato il ruolo della politica e delle politiche di fronte a questa sciagura.
Ecco, la politica non può stare a guardare. E la giornata odierna deve diventare un richiamo forte, urgente, nei confronti di queste povertà moderne, che non sono agli angoli dei caruggi, o meglio, non abitano solo lì. Magari sono anche dentro una casa, magari una casa che non riesce a riscaldarsi e dove al 20 di ogni mese o anche prima il “salvadanaio” è asciutto.
San Marcellino affronta la tragedia dei senza dimora e lo spiega: “Non avere dimora è qualcosa di più profondo del solo non avere una casa: la dimora rappresenta un elemento fondamentale per la determinazione della nostra identità. Riguarda le relazioni, gli affetti, un lavoro, il calore di un “focolare”, e la possibilità di avere cura di sé. La condizione “di strada” è un percorso di perdita di noi stessi, di morte della speranza: si diventa “invisibili”.
Occorre dare la speranza, ma non solo a parole, anche con azioni concrete che proprio dalla politica devono muoversi. E’ anche la politica che deve aprire queste porte.
Per un motivo che potrebbe apparire banale, ma dice tutto: nessuno si salva da solo.