Mi permetto di scrivervi perché ho letto due articoli su Primocanale a vostra firma, uno sul tunnel e uno sul problema degli investimenti in infrastrutture a Genova.
Poiché li condivido, vorrei aggiungere qualche breve riflessione in merito, anche tenendo conto dei miei interessi da oltre 20 anni. E anche per sottolineare che si possono imputare molte responsabilità alle recenti Giunte, ma che la situazione è frutto di una lunga storia di idee sbagliate e di pesanti omissioni e trascuratezze, nella quale si avvicendano i colori politici dell’arcobaleno.
L’idea del tunnel nasce anche come complemento all’idea della demolizione della sopraelevata. Sulla demolizione parla chiaro il sondaggio di Primocanale, che diventerebbe anche più evidente se si aggiungesse una domanda semplice: perché da decenni non si fa manutenzione della struttura e del territorio sottostante? Le infrastrutture e il territorio vanno manutenuti! Forse che si pensa che, a tunnel costruito, si possa continuare a trascurare questo elementare dato gestionale?
La filosofia del tunnel, poi, sembra essere quella di “fluidificare” il movimento di auto, moto e camion (si, camion: che dovrebbero sbucare in centro o alla Foce!!) per due principali scopi: raggiungere il centro o attraversare la città. Il primo scopo è del tutto “fuori tempo”: bisognerebbe disincentivare o limitare l’accesso dei veicoli in centro. Il secondo obiettivo fa invece parte di un modo di affrontare i problemi del tutto distorto: le città non si attraversano, si “circumnavigano”. C’era il progetto della gronda, sul quale le opinioni mi pare divergessero sul progetto, non sullo scopo. È incredibile che si sia sviluppato un contenzioso politico-amministrativo sulla gronda senza avere il coraggio di trovare una ragionevole mediazione per realizzarla e non si sia, finora, materializzata una sufficiente avversità verso il tunnel: un investimento costoso, fortemente impattante, in parte inutile e sbagliato.
Sul problema generale degli investimenti in infrastrutture, che hanno attirato una quantità di soldi inimmaginabili senza la tragedia del Morandi, i discorsi possono essere anche più severi se solo si ponesse, per ciascun investimento, quest'altra banale domanda: a cosa serve? Le risposte, esplicite o implicite, che sono state date via via nel tempo, appartengono a una non-visione e soprattutto hanno usato spesso argomentazioni e strumenti falsi o inadeguati e hanno trascurato alternative valide o migliori.
Cito la pessima analisi costi/benefici fatta per la diga. E cito anche la scelta della collina degli Erzelli per il trasferimento della Facoltà di Ingegneria nello stesso anno (2007) in cui veniva concordato un diverso progetto di utilizzo di Ponte Parodi, mentre l’Università di Genova aveva già a disposizione Hennebique.
Su tutta la questione degli investimenti in infrastrutture pesa poi la politica della prima pietra. Un sigillo che dice: non si torna più indietro, qualunque cosa succeda e qualunque ritardo sia accumulato!. Per intenderci, onde evitare la tiritera degli investitori a tutti i costi: non per non investire, ma per investire meglio e con più criterio.