Vai all'articolo sul sito completo

Commenti

3 minuti e 31 secondi di lettura
di Luigi Leone

Silvia Salis, la sindaca di Genova, a contendere la premiership a Giorgia Meloni. E l’ex ministro Claudio Scajola, oggi sindaco di Imperia e appena rientrato in Forza Italia, candidato al Parlamento. Se ne fa un gran parlare, negli ambienti politici liguri e nazionali, anche perché i due, pur con declinazioni diverse, incarnano alle perfezione il “partito dei sindaci”.

Non solo. Quando si parla di risorse che mancano, per “colpa” della Regione e/o dello Stato, la consonanza è totale, nonostante una sia del centrosinistra e l’altro del centrodestra. Ma da qui al 2027 gli scenari sono talmente in divenire che potrebbero mutare radicalmente. Sebbene già oggi alcune cose si possano dire.

Silvia Salis è stata appena eletta a Palazzo Tursi, quindi dovrebbe lasciare il proprio incarico di sindaca a due anni di distanza. E’ un primo dato che risulta sfavorevole. Ma c’è di più: proprio la diretta interessata ha detto con chiarezza che non ci pensa nemmeno. E non basta: in più occasioni ha fatto un endorsement verso Elly Schein, la segretaria del Pd che dovrebbe soppiantare. Non sono parse parole di circostanza.

Personalmente sono propenso a credere a Salis. Per ragioni di intempestività e per motivi di calcolo. A Genova ha vinto al primo turno e, secondo un sondaggio di Tecnè per Primocanaleè pure cresciuta nei consensi dopo i primi cento giorni di attività amministrativa. Ma perché diavolo dovrebbe interrompere la propria esperienza di sindaco, sempre formativa, per andare a misurarsi in una competizione ad alto rischio?

Salis può anche vincere, è vero. Ma che accadrebbe se invece perdesse? L’ipotesi va considerata, se dopo tre anni di governo Giorgia Meloni continua ad avere il 30 per cento dei sostenitori: è un fatto rarissimo, passato tanto tempo. Per la sindaca genovese, dunque, l’attuale premier è la peggiore avversaria possibile.

Non basta. Salis sa che mentre a livello comunale puoi mettere insieme un campo larghissimo sul quale fare leva per vincere, e difatti ha vinto, a livello nazionale la cosa non è così semplice. Proprio Schlein ne sa qualcosa, con il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte che scappa di continuo e con i leader di Avs sempre pronti a prendersi la scena.

Se la sindaca dovesse dire di sì, molti nel Pd sarebbero contenti. Ma altrettanti non vedrebbero la scelta di buon occhio e gli alleati diventerebbero ipso facto “presunti”. Perché in realtà proprio Conte tira alla premiership, anche se per adesso non lo dice. Il pericolo di bruciarsi, insomma, per Salis sarebbe altissimo anche in casa propria.

 Diverso, ma non troppo, il discorso per Claudio Scajola. Lo conosco da quando avevamo i pantaloni corti e non ho dubbio alcuno che meriterebbe di chiudere la carriera politica da parlamentare, alla Camera o in Senato. Il primo passo sembrerebbe averlo compiuto riprendendo la tessera di Forza Italia e in fondo è così.

Ma sono gli sviluppi successivi della vicenda a tenerlo sulla corda. Il nipote, Marco Scajola, assessore regionale all’Urbanistica, che cosa ne pensa davvero, fuori dall’ufficialità? In realtà a Roma, in Parlamento, ci vorrebbe andare lui, perché ha l’ossessione, anche se non lo ammetterà mai, di seguire le orme del padre, Alessandro, che fu deputato dell’allora Dc.

 I due Scajola sono stati ai ferri cortissimi, sebbene negli ultimi anni ci sia stata una ricomposizione delle frizioni. Per questo c’è chi dice: Marco si fa ancora una giro in Regione Liguria, questa volta da presidente centrosinistra permettendo, mentre Claudio va a Roma. Tutti d’accordo? All’apparenza. Perché dentro Forza Italia non sono compattamente dalla parte del sindaco di Imperia.

 Difatti, nel discorso del ritorno al partito, il riferimento esplicito ai giovani azzurri guidati da Simone Leoni non è stato casuale: quando si voterà per le politiche, Claudio Scajola non solo dovrà interrompere la sindacatura un anno prima della scadenza naturale (e un potenziale successore non c’è ancora), avrà anche scollinato gli 80 anni (è nato il 15 gennaio 1948). Ci sarà, quindi, pure un problema di carta d’identità, che qualcuno tirerà in ballo. E forse sarà il primo argomento per farlo fuori. Però, siamo sinceri: chi avrebbe scommesso che saremmo arrivati a fare questi discorsi?

Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsAppFacebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook