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3 minuti e 57 secondi di lettura
di Franco Manzitti
Giunio Luzzatto e Baget Bozzo

Gianni Baget Bozzo, resistente, democristiano poi prete preferito da Siri, poi socialista eurodeputato, testa pensante per Craxi e infine per Berlusconi, avrebbe compiuto cento anni. E un gruppo di amici lo ha ricordato in intimità, grazie all’idea di Remo Viazzi, un vero liberale, figlio di cotanto padre (Cesare, fondatore del TG3), oggi docente al liceo Doria, sulla Rotonda di Carignano, il quartiere in cui il don viveva e si è spento, tra la grande Basilica e la Chiesa del Sacro Cuore. Un po’ di sedie all’aperto e un fiume di ricordi e di riflessioni, ordinate da Massimiliano Lussana, su un personaggio che ha parlato molto da questa città nella politica, nella fede, dal cuore dei partiti e dal suo, che batteva ritmi diversi ma sempre affascinanti, provocatori.
Hanno testimoniato in tanti, compreso Alberto Gagliardi, la sua spalla fedele, anche il suo altoparlante, ma pure Arcangelo Merella, l’ultimo segretario del Psi provinciale, Tonino Bettanini, che fu anche segretario del Psi e del Circolo Turati, che offriva alla città la crema di un Psi protagonista. E poi, il Bettanini, segretario di Claudio Martelli e oggi fervido romanziere.

Un incontro di reduci socialisti, poi mutati in diverse declinazioni politico sociali? Non certo solo questo, perché lì sopratutto c’era un’anima liberal socialista con effetti berlusconiani, ma con l’inequivocabile aggancio alla Chiesa, che don Gianni aveva anche quando Siri lo sospese a divinis perché era diventato eurodeputato socialista eletto in Puglia.
Piuttosto la memoria di un livello politico dell’impegno e delle capacità intellettuali di Genova negli anni Settanta, Ottanta, Novanta, quando in città sfavillavano i Centri Culturali, come appunto il Turati, ma anche il Gramsci e quando i partiti, prima del loro crollo, facevano cultura davvero.
E il dibattito che poi si traduceva nella politica, anche in quella amministrativa, era “alzato” da personaggi appunto come Baget Bozzo, come Edoardo Sanguineti, come Attilio Sartori, come Silvio Ferrari, dai liberali come Stefano Monti Bragadin, senza saltare il fronte cattolico e democristiano, dove Paolo Emilio Taviani, il potente ministro per tanti governi, era anche un docente universitario, direttore della rivista Civitas, sensibili alle radici cattoliche da Boggiano Pico in avanti. Con l’ILres di Rixi padre e la Scuola di Formazione di Filippo Peschiera.


A questa memoria di un tempo intellettualmente così migliore e che ci stiamo dimenticando, non fosse per anniversari che riportano a galla personaggi, discussioni, pensieri e diciamolo pure “politiche” oramai perdute nella loro stessa costruzione sociale, ci si riferisce anche perché questa società è così cambiata e polverizzata. Crollata come i pilastri dei principi ideologici che magari erano contrapposti anche fieramente: come non ricordare il 1948 dei cattolici democristiani e il pericolo comunista e il 1976 del sorpasso elettorale di Berlinguer e gli anni Ottanta della rimonta di Bettino Craxi e del Psi, che aveva uno come Sandro Pertini il ligure Pertini al Quirinale.
Svolte storiche, che avevano sempre il loro risvolto di pensiero forte, fosse quello postmarxista dei berlingueriani, quello superriformista dei craxiani, teorizzati da Baget, fossero i cattolici di Aldo Moro con sullo sfondo le ispirazioni di Paolo VI con la sua Lumen Gentium.
E allora come non legare a questa celebrazione del centenario di don Gianni Baget Bozzo, che fu anche una delle staffette che inseme a Bruno Orsini e Filippo Peschiera conquistarono la radio di Granarolo, dalla quale partì l’annuncio di Taviani, che Genova era libera e si era liberata da sola dai nazifascisti, come non legare tutto questo alla morte di Giunio Luzzatto, scomparso a Genova in questi giorni?


Ecco un altro grande esempio di impegno civile culturale e sociale di questo personaggio, che se ne è andato a 91 anni dopo una vita così fervida e intensa di politica e, appunto, cultura. Grande professore di Analisi matematica all’Università, sempre mobilitato nelle battaglie civili e politiche sul fronte della sinistra nelle riforme della scuola, per esempio, ma anche in tante altre riforme di anni difficili.
Assessore regionale al Bilancio e alla Cultura nella giunta di Giancarlo Mori allo scavallare del Millennio, Luzzatto era instancabile fino quasi agli ultimi giorni nella sua testimonianza di valori forti e decisi, presidente di Giustizia e Libertà, fedele graniticamente ai suoi valori sempre mobilitati per il dialogo insieme a figure come Tristano Codignola, allievo di Piero Calamandrei, responsabile Scuola del Psi, autore di riforme essenziali nella didattica e da ultimo mobilitato nella società civile della sua Genova in ogni occasione possibile.
Lascia due figli molto impegnati, Sergio, grande scrittore e docente alla Università del Connecticut, dove insegna Storia Modera, e Carlo, amministratore delegato e direttore generale di Rina Consulting. Una grande famiglia, quella dei Luzzatto, impegnata senza mai tanto clamore in tanti campi civili a Genova e non solo, come anche quel fratello di Giunio. che fu anche direttore dell’IST di Genova.