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di Franco Manzitti

La provocazione che sintetizza tutto l’ha lanciata, io credo con qualche esagerazione, la sindaca Silvia Salis, quando ha denunciato che Genova non era stata in grado di intercettare il fiume di denaro del Pnrr, con il quale si poteva restaurare la città, invece di puntare a “altri obiettivi” . Questi altri obiettivi, scelte diverse, erano chiaramente le grandi opere in costruzione, in progettazione, oppure in sogno, sulle quali hanno puntato le precedenti amministrazioni come un sol uomo, Bucci sindaco, Toti presidente di Regione e mettiamoci anche Signorini, il presidente dell’Autorità di Sistema portuale. E ovviamente anche Pietro Piciocchi, il vicesindaco poi candidato alla successione e sconfitto.

Perchè il problema oggi, anno 2025 , è proprio questo : scegliere tra quelle grandi opere, veri e proprio kolossal o buttarsi in mezzo alla città, restaurando, illuminandola, riempendo di servizi utili una Genova, per chilometraggio delle strade più grande perfino di Milano, costruendo posteggi che non ci sono, curando il verde che è prevalentemente sulle alture e latita nel disegno urbano, o se c’è è malridotto, rendendo il centro storico vivibile e attraente ovunque, cancellando il distacco dalle delegazioni, che poi hanno chiamato quartieri e poi città policentrica e mai periferie e che sono quello che era 100 anni esatti fa, nel 1926, prima dell’unificazione voluta da Mussolini.

E il conflitto tra queste due visioni oramai è evidente nei primi atti della giunta Salis, che punta sul Municipii, stoppa lo Skymetro e la Funivia per i forti e traccheggia sul resto, sollevando la reazione dell’opposizione, che vede ripetersi in questa strategia quella delle precedenti amministrazioni di centro sinistra e in particolare quella di Marco Doria, la “decrescita felice”, il partito dei no.

Credo anche io, come Maurizio Rossi che ha fatto bene a lanciare la provocazione, che il subtunnel portuale difficilmente si realizzerà, rendendo anche vacue le discussioni sulla Sopraelevata, un puro esercizio accademico, con il quale ci si diverte mica anche troppo da mesi.
E allora se il Terzo Valico non arriva, perché il gas non era una bolla, ma un vero giacimento, tanto è vero che stanno scavando in val Lemme un condotto di stile petrolifero, con il diametro di un metro e mezzo e una profondità di trecento metri per andare sotto la sede ferroviaria, per estrarre quel gas, che non è grisou ma metano pericoloso per la vita degli operai, che stanno scavando gli ultimi metri della galleria finale, se è vero che della Gronda non se ne parla più e quel tunnel sotto il porto ha enormi problemi tecnici, burocratici e logistici di raccordo con le vie della città, cosa resta di questa grande visione, sulla quale poggiava il futuro di Genova 2030?

Resta la superdiga, che quella va avanti con i tempi che Bucci, il supercommissario, continua ad assicurare e resta il Water Front di Levante, che avanza e si completerà con i progetti che riguardano non solo piazzale Kennedy, i 1000 alberi e il posteggio sotto , ma poi il tratto fino a Punta Vagno, abbandonato a se stesso e sul quale i “nuovi” stanno immaginando soluzioni finalmente migliorative, compresa la nuova grande spiaggia pubblica della Foce che si aspetta da decenni.
E allora è giusto ragionare sull’altra faccia del problema che Rossi descrive, immaginando appunto il restauro vero della città, investendo quel che “esce” finanziariamente dal tunnel subportuale, pagato come risarcimento a Genova dalle Autostrade per il crollo del Morandi.

Il problema della manutenzione è grave e antico. Ricordo uno dei migliori sindaci che abbiamo mai avuto, Beppe Pericu (1997-2007) che confessava la difficoltà a stare dietro a questa emergenza che “invade” tutta la città. Ma quale modo migliore di festeggiare il Centenario della Grande Genova che prendersene cura veramente?
Oggi la città è stravolta da cantieri lenti e dei quali non si vede la fine. Certo bisogna sopportrli per migliorare l’intera città, ma non si può accettare che il metrò a Corvetto, dopo due anni di lavori sia solo al 10 per cento e che a Certosa si calcolino ancora due anni di lavoro.
Corvetto, la piazza ombelicale di Genova, è strangolata dai due cantieri, i suoi magici giardini di sfondo, Acquasola e Di Negro, sono separati dai lavori e abbandonati a se stessi da anni e anni. Ma questo è solo un esempio, che marca la metropolitana lumaca e l’eternità dei lavori del nodo ferroviario. Poi c’è tutto il resto di una città meravigliosa, ma estesa dal mare alle colline in saliscendi che sono gimkane per la circolazione, perché gli abitanti diminuiranno o saliranno, secondo la eterna diatriba demografica, che ci incendia da anni, ma le auto e i motocicli aumentano. Siamo la città con più due ruote d’Italia e siamo anche quella dove non si costruiscono più posteggi, né in centro, né in periferia (perdonatemi il termine proibito).
Non credo che quel fiume di soldi del PNRR potesse essere destinato alla manutenzione della città, se non in una parte secondaria e bisognerebbe bene vedere i regolamenti.

Ma in tanto siamo a babbo morto e le condizioni delle strade, dei giardini, delle mirabolanti creuze, sono quelle che sono, per non parlare dei caruggi.
La sindaca ha fatto il tour della città, come lo avevano fatto Bucci e poi Piciocchi in campagna elettorale. Aspettiamo le risposte, mentre ci inorgogliamo perché Genova è stata scelta per la grande boucle delle super bici lanciate nel down hill più spettacolare di due settimane fa, con grande partecipazione di pubblico.
Sono scesi come proiettili per le nostre piste “segrete”, quelle salite e discese a mattoni rossi di curve e di squarci di visioni sul mare che tolgono il fiato non solo ai superciclisti in corsa, ma anche ai turisti che scalano Genova e poi scendono a picco incantati dal panorama.
Chissà se si saranno accorti che molti di queste creuze sono addirittura chiuse come Salita Carbonara dall’omonima strada a Corso Firenze, per lo stato di incuria del percorso?
Quanto ci vuole per migliorare la città? Basta quel miliardo che Maurizio Rossi vagheggia? Forse prima ci vuole un piano vero di interventi, che i nuovi Municipii dovrebbero essere pronti a varare se hanno capito la nuova vision….. O no?