Qualche decennio fa, quando Torino aveva la Fiat, Milano la Pirelli e la finanza e Genova il porto e l’Italsider, quando la veloce rete autostradale padana aveva legato le due città del Nord nella superba sigla del Mi-To, qualcuno, per la verità non pochi e di diverse fedi politiche, propose il Ge-Mi-To. Cioè che si concretizzasse quello storico Triangolo industriale che era sbocciato nel dopoguerra.
Erano finiti gli “anni di piombo” e si ragionava su larghe alleanze e nuove formule politiche. Anche a Genova e in Liguria dove, come ha raccontato bene Gianni Vassallo, ultimo segretario della Democrazia Cristiana ci furono “comuni visioni” tra democristiani, comunisti e socialisti con in mezzo repubblicani e liberali.
Il Ge-Mi-To proponeva giustamente Genova come sbocco essenziale del Nordovest sul Mediterraneo, con un vasto retroporto al di là dei Giovi e del Turchino, ma soprattutto, c’erano la volontà e qualcosa di più di accorciare fortemente le distanze (peraltro modeste, ma ostacolate dall’Appennino che qualche simpatico originale avrebbe spianato volentieri non solo per annullare la nebbia). L’idea si chiamava Terzo Valico. Supertreno, cioè Milano e Genova a fianco per davvero. Idea geniale e appassionata di un vero “pensatore del futuro” quale era il presidente degli Industriali, Peppino Manzitti, al quale si dovrebbe dedicare senza indugi, una strada.
E’ trascorso tanto tempo. Troppo. Il pensiero di Manzitti è stato in parte tradito. Ma ora, forse, con i due pragmatici, Silvia Salis e Marco Bucci, nervosetti con idee forti (piacciano o no, è così), come auspica anche Maurizio Rossi che nella breve stagione parlamentare si è consumato su autostrade-bluff e treni da veloci diventati “velocetti” e fra poco “fermi davanti a un ponte”, qualcosa potrebbe ripartire. Un Ge-Mi-To bis, magari meno “gemito” e più mitoge”, cioè un accordo che ridisegni una parvenza di triangolo con realtà molto cambiate, ma pur sempre efficaci e essenziali nello sviluppo anche nazionale. Lo verificheremo lunedì sera nel confronto a Primocanale.
Quando alcuni decenni fa venne fuori questa ipotesi, fu rapida la migrazione di genovesi verso Milano: aziende con raddoppio delle sedi, studi legali che a Genova hanno scritto la storia del diritto, che aprivano vicino al Duomo, molti giovani che andavano a laurearsi oltre Appennino per poi cercare lavoro non più a Genova. Da inviato del “Decimonono” fui mandato a fare un’inchiesta. I milanesi erano contentissimi di poter arrivare allo Yacht club in poco più di un’ora (il treno veloce ipotizzava 35 minuti!). Me lo confessò con gioia un grande banchiere lombardo. “Vado in barca e torno in ufficio…”
E, per converso, fu abbastanza drammatica, quella che è diventata, invece, una “fuga” per curarsi negli ospedali-cliniche private (anche convenzionate) di altissimo livello cresciute soprattutto con Berlusconi al governo.
Ci fu, allora, una reazione degli amministratori regionali e comunali locali al grido giustissimo: “Ci sono eccellenze anche a Genova e in Liguria! Informatevi!”.
Ecco, la mia speranza è che il duo Salis-Bucci riprenda questa iniziativa, cioè la segnalazione anche banalmente promozionale delle grandi eccellenze mediche della nostra città e del territorio. Non faccio nomi per evitare dimenticanze colpevoli. Dall’insostituibile Gaslini al San Martino, dal Galliera da rifare dove è, al Villa Scassi, dagli ospedali del savonese a Imperia e La Spezia e il Tigullio. Eccellenze, eccellenze anche qui eccome! Con lo scopo di riportare nei nostri confini quei medici che se ne sono andati e che, chissà, con strutture efficienti e supportate seriamente, pronti a ritornare. Logicamente impegnando i nostri parlamentari a muoversi in modo tosto su scala nazionale, laddove la sanità pubblica che ci invidiavano tutti, è stata sistematicamente demolita con un impressionante danno per chi non può pagare la sua salute.
Leggo che sta tornando a Genova il professor Francesco Grossi, a guidare l’Oncologia medica del San Martino, dopo esperienze al Policlinico di Milano e a Varese. Ottima notizia e, soprattutto, finalmente un cambio di direzione. Da là a qua! Avanti così.
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