Doverosa premessa: sono un assoluto sostenitore dei negozi nel centro città e nei quartieri, unico , vero baluardo sociale, unico ossigeno vitale. Così come spero che la nuova sindaca progressista rinverdisca tutto quello che può, dove è possibile, secondo l’antico insegnamento di Renzo Piano. (A proposito? Il piano del verde presentato poco prima del voto che fine ha fatto? Tiratelo fuori dal cassetto senza perdere tempo!)
Dunque mentre nel cuore di Piccapietra assisto all’inaugurazione del rinnovato palazzo della Banca Passadore, elegante e energeticamente risparmioso, guardo con nostalgia poco più in là l’edificio dove era la Rinascente. Quella Rinascente che quando arrivò negli anni Sessanta ci fece sentire tutti molto “milanesi”. Anche noi “gatti sarveghi”, rustici da “bitteghe” avevamo la mitica Rinascente di piazza del Duomo. Che ora non c’è più, lasciando un quartiere nato da una enorme demolizione, vuoto e cupo.
Il piano particolareggiato che cancellava “Piccapria”, fu approvato nel 1952. Scompariva tutto e si salvavano solo la chiesa-tesoro di San Camillo, la chiesa di Santa Caterina e il colonnato che era del geniale ospedale di Pammatone, incastrato nel nuovo Palazzo di Giustizia. Tutto avviene nei primi anni ’60. Un intervento enorme che cancellava la storia di Genova, quella della città che si libera dagli austriaci, la Genova di Balilla. Per me ragazzino la bottega del pasticcere Porri che preparava la sublime torta dei miei compleanni.
Alla nuova Piccapietra ci siamo abituati. Ci piaceva anche. Era comodissima. Negozi, grandi magazzini, bar eleganti, gallerie come a Milano. Per me dal Decimonono poco sopra, era la pausa dopo le lunghe mattinate di cronaca, le riunioni con i direttori, le eterne telefonate. Due passi fino al tabaccaio con Luciano Angelini, altri due alla macchina nel silos sotterraneo comodissimo, magari proprio sulle scale mobili della Rinascente a curiosare nei reparti o un caffè a un tavolino dell’accogliente Motta a discutere l’impostazione della “prima” con Antonio Di Rosa.
Ora leggo che i commercianti della zona spingono il Comune a fare un silos multipiano per le auto nella ex Rinascente. Tutto questo contro la “desertificazione” galoppante di un lato di via XII Ottobre.
Spero vivamente che sia una “boutade” sparata col caldo africano di questi giorni. Sarebbe un ennesimo colpo alla rigenerazione difficile del cuore di Genova.
C’è vicino un grande silos sotterraneo che raramente è pieno. Un altro in piazza Dante a pochi metri. Un silos a piani visibili, orrendi, sarebbe una mazzata allucinante alla città. Se, almeno, fosse la premessa per una estensione della pedonalizzazione di quell’area, allora, ci si potrebbe ragionare. Ma non credo sia così. Anzi.
Attendo che la sindaca faccia sentire presto la sua opinione.
Augurandomi che con questo andazzo non si svuoti mai un palazzo di via Garibaldi. Con questo andazzo rischieremmo di vedere spuntare un elegante autosilos multipiano tra Lomellino e Tursi? Bianco e Rosso?
Almeno fosse per riservato alle carrozze, ma…
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