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4 minuti e 8 secondi di lettura
di Marco Bisacchi
Pietro Accardi e Matteo Manfredi

Alla fine è successo davvero. Questa Sampdoria è entrata nella storia al contrario. La retrocessione in Serie C è una vergogna sportiva senza precedenti nel mondo blucerchiato. Il degno coronamento di una stagione da horror in cui il club guidato dal presidente Matteo Manfredi ha fatto di tutto - nei fatti - per suicidarsi. Già, perché questo è stato un suicidio sportivo perfetto. Una società partita con l'obiettivo, neppure troppo celato, di lottare per la promozione in Serie A si ritrova ora nell'inferno della terza serie. Con tanti, tantissimi punti interrogativi su quello che sarà il futuro. Il primo responsabile di questo fallimento sportivo è Matteo Manfredi, l'imprenditore che - insieme all'ex socio Andrea Radrizzani (poi uscito di scena con modalità che restano ad oggi poco chiare) - aveva evitato in extremis il fallimento societario del 2023 ereditando parte dei debiti della vecchia gestione. Manfredi non ha mai amato parlare in questi anni, non ha voluto farlo nemmeno dopo la retrocessione in C arrivata a Castellamare quando sarebbe stato opportuno quantomeno metterci la faccia. Però per lui parla il campo. Il disastro è stato assoluto, non solo per la prima squadra.

Il triplete di retrocessioni (con la squadra primavera e quella femminile) testimonia la totale inadeguatezza di chi ha guidato il club, di chi ha preso le decisioni, di chi ha scelto gli uomini e i ruoli apicali. Il disastroso direttore sportivo Accardi, la sua gestione contraddittoria e surreale di spogliatoio e allenatori (da Pirlo a Sottil sino a Semplici), gli oltre quaranta giocatori - tutti in grave difetto oltrechè di qualità tecniche soprattutto di personalità - che si sono succeduti a Bogliasco (l'ultima cartolina è il gol clamorosamente fallito da Niang con la Juve Stabia), fino alla mossa disperata della rivoluzione "manciniana" con Evani e Lombardo incapaci di firmare quello che sarebbe stato, nel suo piccolo, un mezzo miracolo. Oggi bisogna essere chiari, nell'ora più buia della storia della Sampdoria. Con questa società, con questo presidente, con questo modus operandi non si fa da nessuna parte e si rischia di fare brutte figure anche in Serie C. Questa proprietà ha investito 105 milioni in due anni, è tutto vero. Ma gran parte di questi soldi - va ricordato - sono stati utilizzati per coprire i debiti della precedente gestione, quella sciaguratamente legata a Massimo Ferrero.

Inizialmente per Gestio Capital e gli investitori alle spalle di Manfredi (su tutti l'imprenditore di Singapore Tey e il gruppo Fun88) l'investimento Sampdoria era parsa una grande occasione: rilevare un club prestigioso dalla B a condizioni vantaggiose per poi riportarlo nel giro di pochi anni in Serie A per avere maggiori introiti o magari anche rivenderlo. E invece l'investimento è stato al contrario: i soldi si sono come polverizzati, lo scenario sportivo è devastante e anche i conti (ultimo bilancio con una perdita di 40 milioni) sono in rosso. Chi si trova alla guida della Sampdoria ora deve fare solo una cosa: farsi da parte, ammettere di aver sbagliato tutto e cercare aiuto per ricostruire la società ancor prima della squadra, chiamata a un campionato di Serie C estremamente difficile e non scontato. Il patrimonio della Sampdoria esiste ancora - un pubblico straordinario, una maglia unica, una storia che non si cancella con una retrocessione che pure resta un'onta - ma adesso è il momento di cambiare tutto. Di sicuro gli investitori alle spalle di Manfredi non possono essere contenti di questo disastro. Ma se il prezzo da pagare per fare piazza pulita e finalmente ripartire con un piglio deciso verso palcoscenici diversi è la retrocessione in Serie C, allora - con la morte nel cuore - ben venga questa ulteriore umiliazione sportiva. L'ennesima per la Sampdoria e per i sampdoriani che negli ultimi tre anni abbondanti hanno dovuto assistere a spettacoli sportivamente pietosi.

Alle porte ci sono tante incertezze, non è chiaro quelli che saranno gli scenari e se chi già in passato si era fatto avanti per il club (vi ricordate la cordata portata avanti da Barnaba, che venne poi di fatto battuta nel 2023 dal duo Manfredi-Radrizzani?) si potrà ripresentare alla porta del club. Il pubblico blucerchiato poi spera che un sampdoriano doc come Roberto Mancini, che in qualche modo ha diretto dietro le quinte l'operazione Evani-Lombardo in queste ultime disperate settimane di campionato, possa ancora rappresentare un appiglio dal punto di vista tecnico e se vogliamo anche simbolico. Di sicuro ora è il momento di fare una vera rivolzione, e di fare anche pulizia all'interno della società rispetto ai non pochi reduci della gestione Ferrero che hanno continuato a gravitare nell'orbita del club. Dalle più rovinose cadute può sempre nascere un nuovo giorno, una nuova speranza. La Sampdoria non è una società ma è un patrimonio dei suoi tifosi, della sua gente. E anche un patrimonio del calcio italiano ed europeo. La storia non si cancella con una retrocessione in C. Chi aspetta il tramonto della Sampdoria, non vedrà mai la sera.

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