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2 minuti e 29 secondi di lettura
di Luigi Leone

 

Ero più ottimista. Ritenevo, cioè, che Pietro Piciocchi, alfiere del centrodestra, e Silvia Salis, portabandiera del centrosinistra (cito in rigoroso ordine alfabetico), potessero e sapessero dar vita a una campagna elettorale improntata al fairplay. Invece la corsa a sindaco di Genova è diventata lo scontro abituale, basato più sul modo di comparire che sui contenuti.

Una cosa su tutte credo che abbia fatto saltare la mosca al naso ale persone: quando Piciocchi e Salis hanno sostenuto che “si starà peggio” se a vincere sarà l’altro. Ecco, io la categoria del “peggio”, e quindi anche del “meglio”, proprio la farei scomparire dal lessico della politica.

Che esistano due modi di guardare al futuro della città non v’è dubbio. Però, anziché soffermarsi su come questo obiettivo verrà perseguito dagli opposti schieramenti, si preferisce puntare su ciò che non va dell’avversario/a. Non è una bella cosa.

I genovesi, per fortuna loro, hanno provato sia il centrodestra sia il centrosinistra. Quindi sanno perfettamente che due elementi fanno agio su tutto: ogni tanto, cambiare è salutare per la democrazia e l’importante è avere un sindaco che faccia bene. Dove a volte il meglio può essere nemico di quel bene, come recita un vecchio adagio. Fermo restando che alcune cose, come mi è già capitato di dire, non hanno colore politico. Vanno fatte e basta, nel superiore interesse della comunità.

Ora, e torniamo alla campagna elettorale in corso, a me non pare proprio che Piciocchi e Salis abbiano negato ciò che il buon senso indica. Potranno esserci delle sfumature diverse, qualche attenzione maggiore verso una cosa piuttosto che verso un’altra, però sull’essenziale, cito certe grandi opere su tutto (ma potrei soffermarmi anche sulla difesa delle fasce più deboli), sono d’accordo. Non potrebbe essere altrimenti. E allora mi domando: c’è proprio bisogno di ricorrere a dei colpi bassi?

Attenzione che gli elettori non hanno l’anello al naso. Sanno discernere ciò che viene loro detto, il modo in cui viene detto e perché viene detto. Se gli astenuti sono in continua crescita, tutti gli schieramenti politici qualche domanda dovranno pur porsela. Al momento siamo alle dichiarazioni di facciata nell’immediatezza dell’apertura delle urne e poi che s’è visto s’è visto. Ma non si potrà andare avanti così in eterno. E soprattutto non è più ammissibile che i candidati facciano certe affermazioni.

Come ricordavo, i genovesi hanno provato sia il centrodestra sia il centrosinistra, hanno dato vita a una certa alternanza e chiunque si sia imposto non ha compiuto scempi tali da mandare tutto in malora. Se l’esperienza ci dice questo, diventa un problema di credibilità sostenere che se vince l’altro “si starà peggio”. Si starà diversamente perché diverso è il disegno politico. Ma se dici che “si starà peggio” significa che ritieni l’altro un nemico, non un avversario. E ciò non aiuta. Nessuno.

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