Vai all'articolo sul sito completo

Commenti

2 minuti e 54 secondi di lettura

Stiamo vivendo una fase molto interessante quella che attraversa l’ordinamento portuale e logistico. Perché per la prima volta, dopo molti anni, pare ci siano le premesse per mettere in essere una vera politica dei trasporti che consenta ai sistemi logistici italiani di essere competitivi rispetto al nord Europa.
Come ben emerge in un recentissimo incontro davvero di spessore promosso da Franco Bassanini per Astrid e da uno studio di Paolo Costa e Ercole Incalza, che si confrontavano con esperti del settore e specialmente con il Viceministro Rixi, si tratta di creare un ente centrale, inevitabilmente tecnico, che abbia la capacità di traguardare una politica dei trasporti a 15 /20 anni.

A. La pianificazione anzitutto: non è pensabile che i porti, gli interporti ecc. facciano tutti i tipi di traffici; come non è pensabile non ci sia un coordinamento funzionale anche in termini di opere da realizzare ad opera di un ente che propone anche le priorità nello stanziamento delle risorse.

B. In secondo luogo le alleanze: non c’è dubbio che oggi traffici sono in mano a poche compagnie di assoluta importanza che investono, anche verticalizzando la loro azione, per essere più competitive. Come costruire le relazioni con queste compagnie nel pieno rispetto delle regole europee ma non dimenticando il ruolo fondamentale dei c.d. “campioni europei” ? In fondo la politica economica non si giustappone alle regole di governo del mercato.

C. In terzo luogo i mercati globali: forse l’argomento più delicato. E chiaro che dal fallimento dei tentativi franco tedeschi di costruire una politica comune dell’industria in Europa (2019-2020) si profila un mondo fortemente bipolare. Un mondo fortemente Stati Uniti vs Cina dove però non c’è niente di assolutamente cristallizzato. Certo l’Italia, la Francia, la Germania ecc. appartengono ad una parte di questo mondo: mentre l’India, gran parte dell’Africa, gran parte del Sudamerica e la Russia appartengono a un’altra parte di questo mondo.Ma non c’è dubbio che la collaborazione fra i paesi continuerà ad essere importante pur nella consapevolezza del fallimento delle regole del commercio internazionale cristallizzate nel Wto e nel Gatt. Bene, se torniamo alla logistica, è importantissimo considerare quali saranno a 20/30 anni gli attori di impresa che giocheranno un ruolo per lo sviluppo dei nostri sistemi: e con questi attori possibilmente occorre coltivare già oggi delle relazioni serie. E indubbio, ad esempio, che la Cina, grazie all’intesa con la Francia di qualche giorno fa, va integrando pezzi del proprio apparato industriale con pezzi dell’apparato francese e quindi compagnie di navigazione che insieme saranno ancora più competitive. E anche vero che probabilmente altri mutamenti ci saranno: ed è da tenere conto che l’America sarà decisiva e giocherà un ruolo nel campo dei dati, dell’energia, delle comunicazioni ma probabilmente non della logistica, dove oggi è assente.

Assai meno interessante è la querelle, a sfondo giornalistico, sulla regolazione dei porti: che il Governo italiano e la Commissione europea hanno concordato faccia capo, come nel caso delle infrastrutture ferroviarie, aeroportuali e autostradali, all’Autorità dei trasporti. . Certo una modifica della legge 84 sul punto pare inevitabile: si ricorderà che l’Autorità portuale era prevista ente pubblico proprio per assicurare il rispetto della concorrenza e l’utilizzo delle infrastrutture ai sensi delle norme europee in tema di libera circolazione mentre oggi pare diventare, piuttosto che un regolatore, un protagonista del mercato. Ma non credo che questo sia davvero un tema centrale per chi è seriamente impegnato nei traffici e nei relativi investimenti di durata. 

*Avvocato, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all'Università di Udine

TAGS