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L'evento organizzato dalla preside del liceo scientifico Fermi: "Non è detto che ci nasce a Genova viva per sempre qui. I ragazzi devono avere gli strumenti per capire il pensiero mafioso: in molti si trasferiscono al Sud e devono capire come difendersi"
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GENOVA-Lacrime e sorrisi sommessi tra le persone spalla a spalla a calata Falcone e Borsellino dove oggi, 30 anni dopo la strage di Capaci, i ragazzi di diversi licei si sono incontrati in ricordo dei due magistrati uccisi negli attentati del '92. Letture e attività per tutti, anche per i turisti arrivati incuriositi.

Alle 17:58 è calato il silenzio e solo la musica della tromba di un giovane studente del liceo Pertini ha riempito il Porto Antico. Trent'anni fa, nello stesso istante, morivano sul colpo dopo l'esplosione di oltre 1000 kg di tritolo gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo. Un'ora e sette minuti dopo anche Falcone. Poi la lettura dell'elogio funebre scritto da Borsellino, inconsapevole della sua stessa morte solo qualche mese dopo.

L'iniziativa, nata come un qualcosa di intimo da un'idea della preside di origini catanesi del liceo Fermi Mariangela Testa, ha invece raccolto più di cento persone. Una cinquantina di studenti, molti dei quali invitati dal Provveditorato, che ha inviato una lettera a tutte le scuole per spingere i giovani a partecipare. "È tutto nato dai primi giorni in cui mi sono trasferita a Genova, mi sono entusiasmata a pensare che la città avesse intestato questo posto del Porto, così importante per il capoluogo ligure, a Falcone e Borsellino - racconta a Primocanale la preside -. Per me è stato un luogo del cuore da subito, me ne sono impossessata". 

"Ho giurato che avrei voluto il mio 23 maggio qui e mi sarebbe bastato venire da sola, poi ho promosso l'idea di agganciare una manifestazione di associazioni del territorio ma mi sono dovuta fermare, ma non mi sono arresa: ho chiamato il liceo Pertini e ho mandato un'informativa al Prefetto per sapere se sarebbe stato possibile venire qui con 40 ragazzi. Lui si è entusiasmato e da lì è nato un effetto domino incredibile: tutte le Istituzioni hanno agganciato questo evento". 

Continua Testa. "Oggi i ragazzi sono in movimento, non è detto che vivano a Genova per sempre. In molti scelgono di trasferirsi e aprire attività commerciali al sud, dobbiamo dare ai ragazzi gli strumenti per capire i meccanismi, il pensiero mafioso: non è una memoria sterile che ricorda quello che è stato ma eventi come questi sono medicina per affrontare le insidie della società civile. Le infiltrazioni mafiosi sono ovunque e si camuffano bene: l'obbiettivo non è solo ricordare ma anche imparare". Conoscere, soprattutto in città come Genova, dove la mafia esiste e sopravvive all'interno dello stesso porto. "Genova e i porti liguri sono i principali hub del mediterraneo - aveva raccontato il procuratore Anna Canepa a Primocanale durante il convegno genovese della Dia - per la loro posizione strategica: porta di molti stati del nord. Bisogna usare massima attenzione, agire bene come stiamo facendo, con operazioni che sono mirate non solo a bloccare i trasportatori ma risalire la catena".

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A prendere la parola anche il prefetto Franceschelli, lo stesso che all'idea è rimasto entusiasta: "Grazie a chi c'è. Non è stato un grande sacrifico essere qua oggi, è necessario esserci in queste iniziative spontanee dei ragazzi. Lo faccio volentieri, con convinzione". 

"Se 20 anni fa, qualcuno, ha pensato che qualche decina di chili di tritolo potesse annientare la lotta alla mafia si sbagliava, di grosso: la società civile è cresciuta, ha preso coscienza, è diventata realtà. Non bisogna dimenticare che oggi più che mai bisogna essere consapevoli: la mafia esiste e va combattuta". 

Tanta la commozione, tra i più piccoli ma anche tra i più grandi, come lo stesso Franceschelli: "Giorni fa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto delle parole che mi hanno colpito. 'Coltivare il dubbio e lo spirito critico alimenta la verità'. Fate tesoro di questo insegnamento: in bocca al lupo per il vostro futuro".

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