GENOVA - L'attesa per la giustizia ma anche la necessità che non si abbassi la guardia e non si dimentichino le 43 vittime. A quattro anni dal crollo di ponte Morandi Genova si stringe ancora una volta attorno ai parenti di chi la vigilia di Ferragosto del 2018 ha perso i propri i cari. E sono proprio loro che aspettano giustizia e segni tangibili da parte delle istituzioni.
Un messaggio forte e diretto arriva da Egle Possetti, presidente Comitato ricordo vittime ponte Morandi che nella tragedia di quattro anni fa ha perso la sorella, i nipoti e il cognato: "Sono trascorsi ormai quattro anni di dolore, di speranza, d’illusione. Ci sono sentimenti che purtroppo non abbiamo mai provato in questi quattro anni: l’orgoglio e la percezione del cambiamento, abbiamo però provato grande fiducia nel faticoso lavoro di chi ha cercato e sta cercando la verità. Abbiamo sperato che dopo questa vergogna immensa potesse emergere un sentimento di rivalsa, che facesse tremare fin nel profondo la mediocrità imperante che ci ha permeati in lunghi anni, ed in tante altre tragedie, ma guardandoci intorno non abbiamo percepito nessun tremore, nessuno sconvolgimento, solo un po' d’indignazione che via, via viene avvolta da una coltre di nebbia profonda che lascia intravedere la tragedia ma solo a tratti, solo nelle parole e raramente nei fatti".
L'amarezza e la rabbia da parte dei familiari riguardano la vicenda della concessione ad Autostrade per l'Italia, di fatto pagata a peso d'oro dallo Stato "Con la definitiva cessione di Autostrade per l'Italia alla cordata economica con il partner pubblico Cassa depositi e prestiti - spiega ancora Possetti - si è compiuto un atto che non potremo mai accettare, questa scelta ha fornito una brillante via d’uscita con remunerazione economica stellare ai detentori delle azioni al momento della tragedia, la responsabilità morale è chiara, il processo andrà a certificare quali siano anche le responsabilità penali personali, ma noi pensiamo che la via dell’annullamento contrattuale, o della gestione controllata fino a fine processo, sarebbero state le uniche vie degne di essere percorse. Nessun restyling della società e dei suoi precedenti azionisti potrà cancellare quello che è stato, non basta cambiare nome e spendere miliardi in pubblicità e pubblicazioni per cancellare il fango, in questa situazione i media dovrebbero essere stati inclementi con loro, come molti lo furono ad esempio con Marco Pantani ed altre persone, che loro malgrado non ebbero il beneficio del dubbio".
E aggiunge: "Purtroppo noi italiani abbiamo consegnato nelle mani di questi azionisti oltre 8 miliardi di euro, la nuova cordata si accollerà il debito societario, pagherà gli eventuali risarcimenti e dovrà portare avanti tutte le manutenzioni strutturali necessarie su buona parte della rete autostradale restituita ormai “alla frutta”, potranno essere investiti dagli enti locali i pochi risarcimenti ricevuti che speriamo possano portare un reale miglioramento al territorio, per opere necessarie, fattibili e che siano degne della sofferenza che li ha generati. Come possiamo sentirci noi parenti di 43 vittime in questo scenario? Come possiamo
continuare a visitare i nostri cari al cimitero con questo peso sul cuore? Noi non abbiamo risposte per questo, dobbiamo avere la forza e tenacia per andare oltre, la forza di continuare a lottare, non possiamo permetterci di crollare anche noi come quel povero ponte bistrattato che ha resistito ancora cinque anni dopo le evidenze scritte nero su bianco in documenti ufficiali, che fosse “a rischio crollo”. Chi era a conoscenza? Chi poteva fare qualcosa e non ha mosso un dito? Sono
queste le risposte che vogliamo e dobbiamo avere".
Poi ancora l'attesa per il memoriale: "Oggi siamo qui per ricordare i nostri cari, il memoriale nascerà, ma dovrà essere vitale, dovrà aggiornarsi con l’iter della vicenda, dovrà essere un monito, dovrà emozionare, commuovere, far riflettere educare alla ricerca della verità sempre, combattendo ogni menzogna. Abbiamo avuto assicurazioni sulla nascita del Memoriale in tempi accettabili ed almeno in questo vogliamo avere fiducia, chiediamo con tutte le forze che questo memoriale diventi “Monumento di Interesse Nazionale” riconoscendo l’alto valore di questa specifica memoria. Il nostro apparato statale ha tanto da farsi perdonare con i cittadini, tantissimo, l’assenza assordante di fronte alla doverosa sorveglianza, il consentire che si possa passare da ruoli molto delicati e cruciali nell’amministrazione pubblica a figure apicali in holding private, la firma di contratti di concessione che non firmerebbe neanche un bambino dell’asilo, da qui sorgono inquietanti domande a cui per il momento mancano risposte certe".
Altra questione che preoccupa i familiari è quella del disegno di legge che hanno presentato al ministero della Giustizia ma che con la caduta del governo Draghi rischia di subire uno stop: "Il nostro disegno di legge è perso nella crisi di governo, questo ci obbligherà ad una nuova presentazione al futuro parlamento eletto, dovremo effettuare la ripartenza da zero per riuscire, forse, ad ottenere una norma di civiltà e rispetto che non dovrebbe mancare in un paese democratico. Speriamo che i rappresentanti delle forze politiche presenti e coloro che leggeranno queste parole successivamente possano comprendere l’importanza di questa memoria, possano riflettere su quanto siano mancate in passato azioni risolute per evitare che si giungesse a tanto, non speriamo purtroppo in cambiamenti epocali, siamo tristemente disillusi, sarebbe molto bello che qualcuno potesse positivamente stupirci, in primis per la sua dignità, ma non da ultimo, per il rispetto che meritano quelle 43 persone e tutti coloro che per quella tragedia hanno dovuto patire così tanto. In questi giorni ho letto una bellissima frase che purtroppo rappresenta la situazione del nostro paese che è stata scritta nel ricordo della Strage di Bologna, vorrei condividerla con voi, non ne conosco l’autore e lo ringrazio comunque per averla resa pubblica, le parole sono queste: “…a forza di osservare minuti di silenzio abbiamo messo insieme anni di vergogna.” Si, è così, noi vorremmo che si potesse terminare questa lunga sequela di decenni di vergogna e si potessero aprire le finestre, fare luce, arieggiare questo paese, che si potesse finalmente respirare a pieni polmoni, che si potesse comprendere quali siano i veri valori senza che le parole siano solo espresse per convenienza, per immagine, per dovere, per commiato, che tutta la politica diventi veramente attività per la polis, per la protezione dei cittadini, di tutti gli esseri viventi, della nostra terra" conclude Possetti.