Si chiude a mezzanotte la seconda gara per la vendita di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, ma lo scenario che si profila non è quello che speravano i lavoratori e i territori coinvolti. Secondo indiscrezioni, infatti, Jindal, l’ultimo potenziale partner industriale ancora in corsa, non presenterà un’offerta.
Dopo il passo indietro degli azeri di Baku Steel, sul tavolo resterebbero soltanto due soggetti
Il colosso indiano dell’acciaio, nelle scorse settimane aveva mostrato interesse, arrivando anche a un incontro con la sindaca di Genova Silvia Salis. Ma ora la decisione di sfilarsi che, se confermata, rappresenterebbe un colpo durissimo per il futuro di Genova e Taranto.
Dopo il passo indietro degli azeri di Baku Steel, sul tavolo resterebbero soltanto due soggetti: i fondi americani Bedrock e Flacks Group, entrambi specializzati in operazioni di ristrutturazione di aziende in difficoltà. Le loro proposte, tuttavia, non sembrano avere reale spessore industriale: Flacks, ad esempio, avrebbe messo sul piatto un’offerta simbolica da 1 euro per l’intero gruppo, accompagnata dalla promessa di “zero esuberi”.
Uno scenario che alimenta i timori di una svendita a pezzi
Uno scenario che alimenta i timori di una svendita a pezzi. È probabile infatti che arrivino proposte mirate solo ad alcune unità produttive, come gli impianti liguri, lasciando Taranto e la gran parte dei siti senza un progetto industriale credibile.
A Genova l’attesa è carica di tensione: in gioco ci sono il futuro del progetto del forno elettrico, i posti di lavoro e, più in generale, la prospettiva di una riconversione sostenibile. Ma la comunità di Cornigliano resta ferma nella sua contrarietà a soluzioni che non garantiscano sviluppo e occupazione.
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