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Attualità

La decisione del Giudice unico sportivo chiude il Palio 100, un’edizione da ricordare per inconvenienti e polemiche che resterà negli annali al di là del compleanno secolare della disfida.
1 minuto e 14 secondi di lettura
di Emanuela Cavallo

Il Giudice unico sportivo si è espresso in relazione al ricorso del Porto Venere contro il Canaletto, in parte accolto ma senza la squalifica dell’armo. Al centro della contestazione l’affondamento dell’imbarcazione del Canaletto avvenuto domenica subito dopo il taglio del traguardo da parte dei giallo rossi. Il Palio resta ai vincitori, ma i dirigenti della borgata Roberto Vivaldi e Massimo Terenziani sono stati squalificati rispettivamente per 5 e 3 anni, perché a loro è contestato “l’affondamento prima dei controlli post-gara, mettendo così a grave rischio l’incolumità di tutto l’equipaggio”.

A queste valutazioni si aggiunge una multa di 500 euro per “scorrettezza e atto di violenza”. Lo stesso affondamento dal Giudice unico viene ritenuto dovuto “esclusivamente dall’azione sconsiderata” di chi è salito sulla barca e “ad agevolare quest’azione ha sicuramente contributo casualmente il comportamento” dei dirigenti.
L’armo non è stato squalificato, e così si tiene il titolo, dato che i controlli post-gara sono risultati regolari e che l’equipaggio ha mostrato “comportamenti utili a evitare l’affondamento, dimostrando di non essere coinvolto in quanto accaduto”.


A questi provvedimenti si somma un’ammenda di 200 euro da pagare da parte della Borgata Marola per intralcio alla gara femminile a causa dall’uso di fumogeni da parte dei tifosi, con aggravante di recidiva specifica. Si chiude, dunque, il Palio del centenario, un’edizione da ricordare per l’affondamento della barca, i fumogeni e il cedimento della tribuna dell’autorità, che resterà negli annali al di là del compleanno secolare della disfida.

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