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Attualità

Oggi è la Giornata del Ricordo, istituita per non dimenticare l'eccidio e le violenze subite dal 1943 alla fine della guerra dalla popolazione giuliano-dalmata, all'epoca stanziata in Istria e nella Dalmazia
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GENOVA - Il 10 febbraio è stata dichiarata dal Governo italiano la Giornata del Ricordo "in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano - dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati".

Ieri in Consiglio Regionale si sono svolte le commemorazioni per la Giornata del Ricordo, istituita per non dimenticare l'eccidio e le violenze subite dal 1943 alla fine della guerra dalla popolazione giuliano-dalmata, all'epoca stanziata in Istria e nella Dalmazia, che venne perseguitata, uccisa e costretta alla fuga da parte dei partigiani jugoslavi di Josip Tito, che 'combattevano' l'occupazione nazista nella regione. Le atrocità che iniziarono nel '43 erano legate alla conformazione del territorio: le foibe, infatti, sono inghiottitoi carsici in cui venivano gettati i corpi delle vittime, in alcuni casi ancora in vita. 

"Furono colpite tantissime famiglie - ha dichiarato il presidente del Consiglio Regionale Gianmarco Medusei. Lo ricordiamo oggi perché se ne parla sempre troppo poco. Gli studenti devono sapere quello che è successo".

Proprio agli studenti, che erano presenti numerosi all'evento e che hanno realizzato dei lavori per cui sono stati premiati dal Consiglio, viene affidato il compito di mantenere viva la memoria perché certi crimini non vengano mai più commessi: "È una storia che deve vivere nei libri di storia per le generazioni future. È quello il lascito che facciamo, perché non sia più sottaciuta e viva attraverso di loro" spiega Petra Di Laghi, dottoranda di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ed autrice di pubblicazioni sull’esodo giuliano-dalmata, materia a cui si è appassionata anche per le sue origini: "Sono esule di terza generazione. Mia nonna era di Pola e mio nonno di Fiume. Mi sono accostata a questo evento proprio a partire dalla memoria familiare".

Qualche giorno fa è però accaduto un episodio grave: la targa che ricorda le vittime delle foibe nei giardini Cavagnaro a Staglieno è stata vandalizzata, "atto che ho subito condannato - dichiara ancora Medusei -. Deve esserci una condanna unanime da tutta la politica".

"È nostro dovere tenere viva la memoria delle donne e degli uomini italiani che hanno perso la vita nelle foibe, ricordando così la tragedia delle nostre centinaia di migliaia di connazionali costretti a lasciare le loro case e i loro averi. Una pagina buia e vergognosa della nostra storia da non dimenticare mai" ha commentato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, che ha aggiunto: “Commemorare le vittime è un modo per evitare che cali il silenzio su di un dramma, fondato sull’odio e sulla violenza, che ha colpito tanti innocenti: lo dobbiamo non soltanto a chi ha patito quelle atroci sofferenze, ma anche alle nuove generazioni a cui occorre trasmettere la conoscenza di ciò che è stato e che non deve ripetersi mai più".

Alla commemorazione era presente anche il senatore del Partito Democratico Lorenzo Basso: "Credo che sia stato importante trovare un momento per fermarsi a ricordare e a riflettere - racconta - perché quello che è avvenuto in passato deve essere un monito per il presente. Spero diventi un momento importante di riflessione anche nelle scuole". Poi lancia un messaggio ai giovani: "Le giovani generazioni sono il futuro e devono conoscere queste storie perché a volte sembrano addirittura incredibili. Alla loro età trovavo sconcertante che certe cose fossero avvenute. Purtroppo è così, è giusto farne memoria e trasmetterle con testimonianze di persone che hanno anche dato la vita perché queste storie non andassero perdute. È importante quel ricordo ma anche affrontare l'attualità e raccontare come molte cose accadano ancora".