Scendono in piazza gli agricoltori per protestare contro ‘l’invasione’ degli ungulati che comporta "distruzione dei raccolti, aggressioni ad altri animali, assediamento stalle, incidenti stradali e pericoli per la salute e la sicurezza delle persone."
Genova, l'8 luglio gli agricoltori scendono in piazza contro i cinghiali-LEGGI QUI
Queste le parole degli agricoltori nella nota stampa: "Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano, con un aumento del 15% a livello italiano, i cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia, arrivando a superare i 70 mila esemplari in Liguria. E’ quanto emerge dalla stima di Coldiretti Liguria in occasione della protesta di agricoltori, cittadini e istituzioni in tutta Italia, a partire da piazza Montecitorio a Roma fino a p.zza De Ferrari a Genova.
In Italia dopo il lockdown per l’emergenza Covid i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari che scorrazzano nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute. Oltre un italiano adulto su quattro (26%) ha incontrato dal vivo un cinghiale: c’è chi si è ritrovato un cinghiale in piscina, chi li ha incrociati in spiaggia o a spasso per le vie del centro e anche chi li ha fotografati mentre si godono la siesta su un materasso abbandonato accanto ai bidoni della spazzatura."
La risposta degli Animalisti Genovesi non ha tardato ad arrivare, con una lista di strumenti di prevenzione, ritenuti da loro, realmente efficaci. Si parla di protezione per i terreni coltivati con reti elettrosaldate, una migliore gestione del ciclo dei rifiuti e altre tecniche.
Le loro parole: "Gli agricoltori sono scesi in piazza a Genova e in altre città italiane per ribadire quello che hanno sempre voluto ottenere. Non strumenti efficaci per proteggere il proprio lavoro. Non contributi per la prevenzione e difesa dei terreni. Quello che gli interessa è solo, testuali parole: "abbattere direttamente i cinghiali che si trovassero sui loro terreni.
Alla faccia dei tantissimi studi che dimostrano come un maggior numero di abbattimenti non diminuisca affatto il numero della popolazione presente e non influisca sulla quantità di danni subiti.
Le loro richieste non tutelano quindi nè chi lavora in campagna nè i cittadini. Fanno solo gli interessi di quella parte del mondo agricolo che si tiene ben stretta la licenza di caccia, e non aspetta altro che poterla usare 365 giorni all'anno.
E' surreale che chi è stato corresponsabile del problema, a causa di massicci ripopolamenti e introduzioni a fini venatori da metà del secolo scorso, sia sempre visto come l'unico in grado di risolverlo, cosa che in realtà non ha alcun interesse a fare (perderebbe gran parte del proprio giro di affari legato alla selvaggina)."
cronaca
Gli agricoltori scendono in piazza contro i cinghiali. Gli animalisti: "La caccia non funziona"
Tra le due categorie sembra esserci un'eterna lotta a proposito di questa specie animale
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