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Alle 15 al Ferraris Genoa-Spezia
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 Da tre anni il Genoa regala sofferenze e umiliazioni ai tifosi. Oggi con lo Spezia serve un pomeriggio da Grifone per allontanare i fantasmi dopo aver visto le “streghe” col Benevento.

Due salvezze da infarto all’ultima giornata e anche quest’anno ci si avvia, a sei partite dal termine, alla solita tortura. Ballardini iniziò la sua incredibile rincorsa proprio con lo Spezia bello e mai domo di Italiano: vinsero i rossoblu e in un girone, dopo il flop clamoroso di Maran, il Genoa sarebbe davanti a dieci altri club.

La classifica reale con la zavorra ereditata da chi l’ha preceduto dice invece che Ballardini deve ancora salvarsi perché in casa non vince da mesi e i cinque pareggi di fila conquistati dicono che la flessione c’è stata e che bisogna trovare oltre alla tattica, quell’anima e quel furore che ha sempre contraddistinto il Genoa Cfc 1893 nei momenti più drammatici, nel bivio di turno della sua impareggiabile, ma a volte maledetta storia.

Con lo Spezia non importa come giocherà la squadra, non interessa chi giocherà, i tifosi si aspettano il cuore in mano e la rabbia di chi ha fame. Goldaniga in difesa, forse una difesa a quattro, in attacco Destro e Pandev, o forse Scamacca e magari Pjaca come quarto di centrocampo o trequartista. Questo si vedrà in campo alle 15 al Ferraris che a tutti incute rispetto, proprio come ai parroci di campagna che vanno a San Pietro.

Quel rispetto che merita un avversario indecifrabile perché capace di tutto compresi grandi blitz con un calcio sfacciato ma intenso e sorprendente con ragazzi motivati, ora in vetrina per grandi club. Ma il Genoa se ha dignità, e a sua volta avrà rispetto per i suoi tifosi, sa cosa deve fare. Poi il campionato avrà altre tappe, ma questa partita vale eccome ed è il minimo che società e giocatori debbano alla propria gente qualcosa che non siano giustificazioni di fronte al solito strisciare fino alla fine sui gomiti, per restare in serie A. Ora basta, o no?