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Gli auguri al nuovo capo degli arbitri hanno riportato gran parte del pubblico doriano a Bologna 1999
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Ancora una volta Massimo Ferrero dimostra una conoscenza non perfetta della storia della società che presiede da quasi sette anni. L'ultimo scivolone riguarda la figura del nuovo presidente degli arbitri Alfredo Trentalange. In una dichiarazione all'Ansa, il Viperetta ha detto: "Faccio un grande in bocca al lupo al nuovo presidente dell'Aia Alfredo Trentalange, non ho la fortuna di conoscerlo ma so che è una persona di spessore". Questa frase ha suscitato fin dal primo momento varie reazioni negative sui social, non tutte eleganti e forbite.

Dello "spessore" di Trentalange si era accorta la Sampdoria il 16 maggio 1999, penultima di campionato, quando al 90' di Bologna-Sampdoria, coi blucerchiati in vantaggio 2-1, l'allora arbitro aveva concesso ai rossoblù un rigore per un contatto assolutamente non falloso tra Sakic e Simutenkov. Il rigorista designato era Signori, ma in quanto ex blucerchiato l'allenatore del Bologna Mazzone lo sostituì con lo svedese Ingesson, preciso nel segnare dal dischetto il gol del 2-2, risultato che condannò il Doria alla B salvando il Perugia di Gaucci, sulla cui panchina l'anno seguente si sarebbe seduto proprio Mazzone.

Agli occhi dei tifosi blucerchiati, Trentalange aveva oltretutto aggravato la sua posizione in due episodi successivi. Poche settimane dopo, designato come quarto ufficiale a una partita di Coppa Italia del Genoa a Marassi, aveva ovviamente ricevuto i cori di ringraziamento della Gradinata Nord, ma non aveva opportunamente finto di ignorarli, anzi ad essi rispondendo con un sorriso e un cenno di saluto a mano alzata. Più tardi, ospite alla Domenica Sportiva il 20 febbraio 2001, disse: “Lo ammetto, ho sbagliato ad assegnare quel rigore. Ero un grande amico di Paolo Mantovani, spero che da lassù mi abbia perdonato”. Restò misterioso che cosa c’entrasse Paolo Mantovani, scomparso sei anni prima, col rigore di Bologna. Ma quella tardiva ammissione di colpa, con la Sampdoria ormai stabilmente in B e invischiata in un declino aggravato dai malumori contro la società, più che consolarli aveva esacerbato ulteriormente i tifosi sampdoriani, cui nessun risarcimento sarebbe spettato. Anche Vincenzo Montella, in campo quel giorno a Bologna, confermò: “Tempo dopo incontrai Trentalange e mi disse che aveva sbagliato, che si era pentito. Ma quella domenica, con quel rigore contro, lui ha mandato la Sampdoria in serie B. Ci sono momenti in cui le decisioni sono pesantissime, bisognerebbe essere strasicuri. Perché emettono sentenze”.

Ecco lo “spessore” di Trentalange per i sampdoriani di buona memoria. Certo, dal suo punto di vista il Viperetta paradossalmente ha ottimi motivi di riconoscenza verso Trentalange, senza il cui fischio al 90' a Bologna la storia della Sampdoria difficilmente gli sarebbe stata messa a disposizione. Quel risultato infatti aveva avviato per la Sampdoria una spirale negativa le cui ripercussioni arrivano al presente: la retrocessione dopo 17 anni, l'inasprirsi della contestazione a Mantovani junior e i conseguenti errori gestionali che avrebbero provocato prima il passo indietro (presidenza a Garufi) e poi, dopo due promozioni mancate per un soffio, una profonda crisi sfociata nel controverso "salvataggio controvoglia" ad opera della famiglia Garrone, che dopo dodici anni di amministrazione controllata si sarebbe sbarazzata del club regalandolo proprio a Ferrero. Tutto torna, ma almeno in questo caso un po’ di diplomazia in più, verso una tifoseria ancora ferita da quell’episodio a firma Trentalange, non sarebbe stata inopportuna.