La “piazza” è di tutti. Ogni organizzazione sociale, politica, economica o culturale, ogni gruppo di persone interessate anche temporaneamente allo stesso problema o colpite dallo stesso disagio può usare la “piazza” per far conoscere le sue opinioni sul tema che le interessa o per acquisire sostegno alle sue rivendicazioni. Ma ci sono elementari condizioni che devono accompagnare la presenza collettiva nella “piazza”, che ne consentono l’uso corretto. Alcune di queste sono addirittura elementari.
Il merito del problema che ti porta a manifestare deve essere comunicato correttamente e con rispetto verso tutti coloro che ne sono coinvolti. La comunicazione ha bisogno di un minimo di cultura specifica mentre il rispetto è connaturato alla regola democratica, all’uso della verità e all’esclusione della demagogia. Il tutto deve essere supportato dal contrasto di qualsiasi forma di violenza, sia quella che potrebbe colpire i manifestanti sia quella rivolta ai destinatari dei messaggi lanciati dalla manifestazione. Tutto ciò pare ovvio, in verità guardando le manifestazioni di questi giorni non lo è.
Il disagio e la sofferenza di molte categorie e di tante persone in questi mesi sono divenute fortissime, non sono state previste in virtù dell’incapacità nel gestire gli effetti della pandemia da parte di alcuni livelli amministrativi e sono state accelerate e accresciute da comportamenti strumentali cresciuti nella prima fase volti a negare la pericolosità del morbo e la sua possibile ricomparsa aggressiva. Poi l’errore del Governo di separare gli inevitabili ed indispensabili provvedimenti restrittivi dall’attuazione del “ristoro” che ne attenua gli effetti negativi sulla economia e sulla vita delle persone ha fatto il resto, generando ulteriori paure e sofferenze.
Dunque è comprensibile che molti usino la “piazza” per segnalare i loro problemi e per chiedere rimedi. Chi fa questa scelta deve essere consapevole di usare una pratica democratica e deve caricarsi anche l’onere di difenderla. Come? In primo luogo dando visibilità con gli argomenti veritieri che possiede al merito dei temi che lo riguardano, poi difendendo i confini delle sue iniziative dalle intrusioni. L’integrità delle iniziative compete alle forze dell’ordine ma il controllo dei promotori non è meno importante.
Sono molteplici i tentativi violenti di chi vuole usare la “piazza” degli altri per mettere in crisi la rappresentanza politica e, più o meno consapevolmente, anche la democrazia. Infine c’è un ruolo fondamentale che compete al destinatario delle invocazioni provenienti dalle manifestazioni, in questo caso il Governo. Si chiama confronto preventivo. È una pratica elementare che però riconosce ruolo e legittimità a tutti i soggetti. Non si è voluto usare questo strumento e ne paghiamo le conseguenze.
politica
Il Covid e le dimostrazioni di protesta
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