Ai sindaci le belle parole non bastano per far quadrare i conti. Il messaggio è arrivato chiaro e tondo al premier, Giuseppe Conte, nel vertice in videoconferenza con l'Anci. Che all'appuntamento si è presentata con una folta delegazione, capitanata dal sindaco di Bari e presidente dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani, Antonio Decaro: dai primi cittadini pentastellati di Roma e Torino, Virginia Raggi e Chiara Appendino, a quelli di Milano, Beppe Sala, Genova, Marco Bucci, Venezia, Luigi Brugnaro, Firenze, Dario Nardella, Napoli, Luigi de Magistris, Bologna, Virginio Merola, Palermo, Leoluca Orlando, e di Cagliari, Reggio Calabria e Catania. Mentre per l'esecutivo erano presenti il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, e i vice ministri dell'Economia, Antonio Misiani e Laura Castelli.
Il confronto è stato vero, acceso, dai toni molto ruvidi, spiega chi era presente, ma è servito ai Comuni per far capire come stanno realmente le cose sui territori, in questa fase di profonda crisi - economica e sociale - dovuta al lockdown per il Coronavirus. La ripresa è lenta, le casse sono quasi vuote ed è difficile gestire una moltitudine di servizi senza adeguate risorse. Sul punto la compattezza dei primi cittadini ha spiazzato il capo del governo, che pure ha provato un approccio soft, lodando i sindaci per il lavoro che hanno svolto e stanno continuando a svolgere, per poi cambiare atteggiamento in corsa dopo aver ascoltato diversi interventi dai toni tutt'altro che 'dolci'.
La situazione è esplosiva. "Abbiamo presentato al presidente Conte cinque punti fondamentali su cui chiediamo l'impegno del governo", spiega Decaro a fine riunione. Nell'elenco c'è il riconoscimento del ruolo dei sindaci nell'attuazione di politiche per la ripresa attraverso l'assegnazione diretta di fondi per cultura, turismo, mobilità e welfare. Ma soprattutto la richiesta di altri 3 miliardi, in aggiunta ai 3 già assegnati con il decreto Rilancio, per chiudere i bilanci compensando le minori entrate di questi mesi. Non solo, perché i Comuni vogliono la flessibilizzazione delle regole relative ai vincoli finanziari, norme straordinarie per la gestione degli squilibri di bilancio per il 2020, la sospensione dei piani di rientro per il 2020 e dei procedimenti riguardanti la verifica dei piani di riequilibrio pluriennali e regole semplificate oltre a poteri commissariali per la realizzazione di alcune opere prioritarie e urgenti.Il presidente del Consiglio ha ascoltato, preso nota e garantito il suo impegno affinché nessun Comune finisca in dissesto.
Il sindaco Bucci è uscito dall'incontro con spirito ottimista. "Dopo significative discussioni, chiamiamole così, abbiamo ottenuto l'impegno dal presidente di raddoppiare gli stanziamenti: da 3 miliardi probabilmente passeremo a 6, con alcune facilitazioni sulle modalità di spesa e quindi con meno burocrazia. Ben venga: sono contento che il presidente Conte abbia preso questo impegno. Per le città metropolitane e per tutti i Comuni d'Italia è un enorme, grossissimo passo avanti". Queste risorse, ha ricordato Bucci, serviranno "per ripianare i bilanci che sono stati fortemente colpiti dall'epidemia covid".
I sindaci, però, vivono giornate di grande difficoltà e la linea di credito non è infinita. Come dimostrano le parole di Decaro: "Ci aspettiamo che all'impegno personale del premier, che apprezziamo, seguano i fatti". Ovvero che "al più presto il Mef individui norme e risorse per metterci a disposizione i tre miliardi indispensabili a far fronte ai servizi essenziali per i cittadini". Il concetto è semplice, come ribadito anche dalle dichiarazioni post-vertice di Virginia Raggi e Luigi Brugnaro, praticamente sovrapponibili nonostante le enormi differenze tra questi due sindaci: va bene l'impegno, ma ora servono atti concreti. E in tempi rapidi, perché i conti non tornano affatto
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Coronavirus, duro confronto sindaci-Governo: servono 6 miliardi, Bucci ottimista
Situazione esplosiva, servono 3 miliardi oltre a quelli del Dl Rilancio
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