salute e medicina

Il contributo dell'associazione Arca Liguria
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I cardiologi liguri, aderenti all'associazione Arca, scrivono ai vertici di Regione Liguria. Il riferimento è dato, ancora, dall'emergenza Covid-19. La presidente Laura Casalino anticipa che l'Associazione Regionale Cardiologi Ambulatoriali ambisce anche a un ruolo di gestione organizzativa: "Come è noto da recenti report dell’Istituto Superiore di Sanità la letalità media nei pazienti diagnosticati positivi al Covid-19 è del 13.1% e nel 30% dei casi è presente come comorbilità la cardiopatia ischemica e in un altro 24,5% la fibrillazione atriale. E’ anche ormai ampiamente noto come non solo l’infezione possa destabilizzare le problematiche cardiovascolari pre-esistenti, ma anche sviluppare un danno cardiovascolare acuto con complicanze di tipo aritmico, trombotico e infiammatorio. Inoltre, nella pratica clinica sono sempre più frequenti i pazienti non-Cov19 con ischemia cerebrale o infarto che ritardano e/o rifiutano il ricovero in ambiente ospedaliero per paura di eventuale contagio.

E’ stato osservato che i pazienti con infarto acuto arrivano in ospedale in misura molto minore o più tardivamente rispetto a prima del diffondersi dell’epidemia. Questo fa presagire che, superata la fase dell’emergenza COVID-19, potremmo trovarci a trattare un numero maggiore di cardiopatici tra cui molti che non sono stati curati in modo immediato ed efficace. Pertanto, se nella prima fase di emergenza i Cardiologi Ambulatoriali operanti sul territorio hanno correttamente circoscritto il loro intervento alle sole prestazioni contrassegnate con richiesta medica in base ai codici RAO con la lettera U (urgente) o B (breve attesa), a nostro avviso, con l’inizio della Fase 2, gli ambulatori del territorio devono subito essere messi in condizioni di ricominciare a funzionare, sia per rispondere ad un legittimo bisogno dell’utenza sia per ridurre l’affluenza negli ambienti ospedalieri, garantendo però un elevato livello di sicurezza per gli utenti e per il personale".

Da qui le quattro proposte riportate in sintesi e derubricate ai vertici regionali: un triage standard da eseguire prima della visita in ambulatorio. la riorganizzazione delle agende, la disponibilità di dispositivi di protezione individuale (DPI) e termoscanner, l’implementazione della telemedicina e del teleconsulto (strumento attualmente già in atto) presentano il grande vantaggio di permettere la trasmissione di dati sanitari tra operatori sanitari e paziente senza esposizione per entrambi al rischio di contagio. 


"Dovrebbe essere pertanto assicurata agli ambulatori di cardiologia territoriale la disponibilità di devices utili per il rilevamento di parametri biologici (dalla PA, alla FC, alla Sat O2, ecc.) da distribuire a pazienti selezionati per complessità, prevedendo nel contempo orari dedicati a questa attività o in alternativa potenziando la rete di telemedicina integrata, vedi “Modello Consenso della Val Trebbia” che ha riscosso un grande successo e permesso la realizzazione di un primo passo verso un grande obiettivo da perseguire: la sanità a Km zero" conclude Laura Casalino.