Quando l’abbiamo pensata con Tiziana Oberti, alcune settimane fa, avrebbe dovuto essere una trasmissione speciale dedicata alla medicina. Con un obiettivo: la sanità pubblica della Liguria, nonostante i problemi è un'ottima sanità con parecchie “eccellenze”. Constatazione che va decisamente contro chi “fugge” in altre regioni confinanti per farsi curare, fughe che pesano fastidiosamente sul bilancio della Regione Liguria da un decennio almeno. Le eccellenze mediche che avevamo individuato erano molte e sparse su tutto il territorio della nostra regione.
Poi è arrivato il coronavirus. Dunque la trasmissione ha cambiato argomento: abbiamo deciso di fare il punto sull’epidemia con alcuni scienziati e medici. Tutti davvero super-eccellenze, da Matteo Bassetti, infettivologo del Policlinico San Martino (figlio dell’indimenticabile professor Dante Bassetti) ad Andrea Moscatelli direttore della Rianimazione neonatale del Gaslini, figlio del grande pediatra del Galliera, Paolo Moscatelli, a Ernesto Palummeri maestro della geriatra.
Grazie a loro ho capito meglio (credo) che cosa sta succedendo e cioè che quello che emerge è solo la cifra di una parte dei contagiati, ma questa “influenza” ha molto probabilmente molti contagiati in più, che non sanno di esserlo. Conferma anche di un autorevole istituto di statistica medica: 40 mila contagiati non censiti. Il che significa che i dati sono tutti relativi, non sapendo noi quando sono i “malati ignari”. Che probabilmente non hanno per loro fortuna alcun sintomo o ne hanno di lievissimi.
Bassetti, Moscatelli e Palummeri hanno ripetuto i loro consigli. Restare in casa. Non avvicinare nessuno al di fuori di chi abita nella stessa casa famigliare. E aspettare fiduciosi. Ma con i medici e con Giovanni Ucci, direttore generale del Policlinico San Martino, si è approfondito il tema di una sanità pubblica che necessariamente, dopo questa esperienza dovrà cambiare in parte la sua strategia. Intanto la parte preponderante toccherà ai politici che dovranno dimenticare la parola “tagli”, sostituendola con la parola “investimenti, spese, impegni”.
Vedo che il ministro delle Regioni, Francesco Boccia oggi annuncia proprio questo nuovo atteggiamento. Tutti concordi nel ritenere che i tecnici di Alisa abbiano agito bene in Liguria organizzando l’inattesa emergenza, sicuramente più attenzione verso divisioni e reparti di malattie infettive che, per fortuna, in Liguria non sono stati smantellati nonostante le direttive nazionali di qualche anno fa. Di conseguenza grande attenzione sull’organizzazione e il potenziamento delle terapie intensive.
Probabilmente il piano sanitario dei prossimi anni, fermo restando il ruolo del Policlinico San Martino, dovrà essere rivisto dopo aver ascoltato i tecnici. Si dovranno porre molte domande sul ruolo dell’ospedale “privato convenzionato” di Erzelli (verificato che a Ponente occorre un nuovo ospedale) e su quello del nuovo ospedale Galliera che dovrebbe diventare un importante polmone sanitario nella città con una specializzazione proprio dedicata alle patologie dell’anziano.
salute e medicina
Le "eccellenze" della Sanità e le frontiere dopo l’epidemia
Il punto sull'emergenza coronavirus con gli esperti
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