Vado controcorrente. Non mi crogiulo negli amarcord ultradepressivi dei derby giocati in fondo alla classifica. E quello del 1954 e quello del 1972-1973...... Non sprofondo così all'indietro, anche perchè quelli erano anni così diversi da quelli che stiamo vivendo, ere geologiche di differenza. Nulla è paragonabile. Le proprietà delle squadre, il calcio stesso, i giocatori.....
Per me il derby è sempre il derby, prima di tutto, in ogni condizione di classifica, di città, di contorno, di tifo, di presidenti. Se dovessi analizzare questo derby di sabato prossimo solo alla luce di questi parametri, me ne andrei a Torriglia o a Fontanigorda, tanto per essere sicuro di non sentire neppure una eco di quello che capiterà a Marassi.
Invece al derby ci vado perchè, comunque, la magia di quel momento nel quale le due squadre entrano in campo con le loro maglie, in quel frastuomo, è impagabile e imperdibile. Nulla può cancellare quel momento, quella tensione, quel tifo. Nè un Ferrero, né un Preziosi, né la condizione attuale delle società, delle squadre, nessuna plusvalenza intascata, nessuna trattativa di vendita andata sciaguratamente al diavolo.
Il derby in serie A, ma comunque dovunque e speriamo che resti lì, è una delle poche ricchezze che restano a Genova, uno degli atout che fanno della città ancora una grande città. E' chiaro che, isolato il derby in questo clima di assoluta unicità, quasi di privilegio genovese, io lo voglio vincere. Proprio perchè è una partita eccezionale nella sua tradizione so anche che non sono rispettati gli equilibri tecnici, oggi come non mai livellati in basso, che le previsioni valgono zero e non solo per scaramanzia. Certo io ci vado con negli occhi la cartolina di Branco o le tre dita di Milito che indicano i tre gol o , andando più in dietro, Pruzzo che sale in cielo sopra Zecchini.
Mi aggrappo a queste immagini e magari perchè un po' di perfidia in questo contesto ci vuole, anche alla rasoiata di Boselli, augurandomi di non andare a vedere un derby solo di paura, ma una partita con due squadre che giocano. La paura ci sarà eccome, ma il derby, la sua misteriosa forza, il suo fascino, che nessuno può togliere, né Preziosi lontano mille miglia da quel campo, né Ferrero con la sua tovaglietta in testa, possono convertirla. Forse è giusto intitolare “si salvi chi può”, ma per quei novanta minuti più recupero non possiamo cancellare questo abisso sul quale le due squadre pencolano, aggrappate con le unghie? E dopo, quando è finita, possiamo correre a festeggiare? Ovviamente sotto la Nord.
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Ma il derby è il derby, basta depressioni
In vista della Stracittadina numero 119
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