La guerra commerciale nei confronti della cina, avviata dagli USA con la neo-protezionistica guerra dei dazi, sta già conoscendo continue evoluzioni. Le aree dello scontro si stanno ampliando incidendo su settori come commercio, finanza e tecnologia che lasciano spazio a ben poco ottimismo, soprattutto per l'ancor fragile economia italiana e la stanca economia del centro-ovest europeo.
Come non potremmo essere preoccupati, oggi Usa e Cina sono, al netto della Germania, i principali partners commerciali dell'italia. Il 48% delle esportazioni italiane, sono diretta in Asia, il 44% in Nord America; Ben più pesante la situazione per le importazioni dove ben il 73% delle merci importate nel Nord Italia provengono dall'Asia, con Cina in testa. La politica trumpista rischia seriamente di mettere in pericolo il commercio mondiale, insieme a quello dell'Italia.
Non è però un caso gli Usa sono il primo paese importatore al mondo, seguito appunto dalla cina. Ma il confronto, non è solo commerciale, ma anche finanziario, dove forse è stato ancora più violento. Le nuove aste del debito pubblico americano hanno visto la Cina come grande assente e la presenza, in rimpiazzo, dei grandi big dell'e-commerce e dell'Iit che hanno assorbito buona parte dell'invenduto (Apple, Amazon, E-bay, Google etc....) per assurdo fino a qualche tempo fa il più influente lobbista americano aveva gli occhi a mandorla oggi, invece, sono l'economia virtuale, ma meno virtuosa, dell'e-commerce. In tutto questo l'Italia, grazie alla posizione strategica dei suoi due porti gateway Trieste e Genova, entra nel campo dello scontro tra i titani dell'economia globale, forse senza rendersene conto, con un ruolo tutt'altro che secondario.
L'Europa dell'Est è già pervasa di investimenti made in Cina, basti vedere la Polonia ed alcuni stati dell'Est Europa, alla Cina serve uno sbocco diretto su quella che ancora è oggi l'area più densamente industrializzata ed il secondo mercato: l'Europa. Come avviene in tutto il mondo da tempo, e forse oggi stiamo assistendo ad una nuova distribuzione di poteri tra super potenze, Usa, Cina e Russia dovranno decidere come spartirsi, il di infrastrutture, tecnologia e risorse naturali.
Vista la scarsità delle ultime, la partita si giocherà tutta sulle altre due e se sulle infrastrutture il vantaggio cinese pare evidente, su quello delle tecnologia l'Italia portuale vede in vantaggio gli Usa con il gruppo Dxc (americanissimo) che è concessionario delle Pln, ovvero del sistema informatico che gestisce i porti in Italia. A noi non resta che auspicare che il volume degli investimenti, sia da una parte che dall'altro, aumenti, e con essi lo sviluppo infrastrutturale e tecnologico del nostro Paese da soli temo faremo poca strada. A noi comunque resta sempre il controllo su cui siamo primatisti al mondo.
Giampaolo Botta, direttore generale Spediporto.
porti e logistica
Via della Seta, Genova crocevia di uno scontro tra titani
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