I due interrogatori più attesi sono stati una completa delusione, per i magistrati e per i genovesi che attendono urgenti spiegazioni sul crollo del ponte Morandi: direttore ed ex direttore del Tronco autostradale su cui ricadeva la gestione del viadotto si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Si tratta di una strategia difensiva perfettamente legittima, sia chiaro, ma la speranza è che dai quadri intermedi di Autostrade potesse arrivare un contributo alla verità.
E invece Stefano Marigliani e Riccardo Rigacci hanno preferito non dire nulla ai magistrati, in attesa del mega incidente probatorio di oggi e degli sviluppi dell'inchiesta.
La posizione dei due dirigenti è considerata fondamentale, poiché erano i più alti in grado in ambito locale, quindi i più vicini al ponte.
La stessa Autostrade, in quello che è sembrato uno spiacevole scaricabarile, giorni fa aveva rimarcato il ruolo del Direttore di Tronco, le sue prerogative e la sua libertà d'azione. Ma Marigliani aveva sottolineato che da Spea Engeneering, cioè la società del gruppo Autostrade deputata ai controlli ingegneristici delle infrastrutture (quindi quella che tecnicamente aveva le competenze per indirizzare le decisioni) non erano mai arrivate particolari segnalazioni di pericolo.
Un nulla di fatto, per ora, in un'inchiesta che si annuncia lunga e ricca di colpi di scena.
cronaca
Marigliani e Rigacci non parlano, è guerra tra vertici locali e nazionali di Autostrade
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