Gli applausi raccontano un’emozione, un sentimento immediato. Non si possono trattenere a volte, come le lacrime o i sorrisi. E ieri, all’inizio della messa dello strazio, del dolore infinito, lo hanno dimostrato ancora una volta. I vigili del fuoco, soprattutto, sono lo Stato che funziona sempre, che c’è sempre. Poche parole e molti fatti.
Uno Stato che funziona sempre è quasi un miracolo. Ieri, mentre i pompieri, come mi piace chiamarli perché quando ero bambino si chiamavano così, si massacravano mani e braccia tra le macerie del Morandi, una squadra appesa a cavi e scale prestava soccorso in un palazzo vicino a casa mia dove c’era un allagamento. Sul Polcevera tra macerie e povere vittime innocenti e , a qualche chilometro, a gettare fuori da un appartamento secchiate di acqua. Per aiutare e basta. Le persone serie dello Stato tra catastrofi e quotidiano.
Ma la novità di ieri, checché se ne dica, è il sentimento positivo verso una nuova gestione della politica. L’applauso al Triumvirato, ma anche, netto e forte, l’applauso ai governanti locali. Rarissimo a Genova. Francamente nella mia vita professionale (alluvioni, G8, Brigate rosse, crollo della torre piloti ecc.) non ne ho mai sentiti.
Vuol dire che, piaccia o no, Giovanni Toti e Marco Bucci questo sentimento lo hanno suscitato. Guardate che quelli di sabato non erano gli applausi dei militanti. Macché. Lì c’erano i genovesi commossi, sconvolti, addolorati, orgogliosi. Che hanno applaudito i pompieri ma anche Toti e Bucci, così diversi l’uno dall’altro, ma così perfettamente uniti.
Toti ormai sempre di più figura nazionale, Bucci manager prestato, ma sempre uomo di impresa, si sono fusi diventando un unicum di governo locale che non ha bisogno di mettersi d’accordo perché i due hanno davvero gli stessi obiettivi: aiutare i genovesi colpiti dalla tragedia, salvare la città, il porto e le imprese.
La formula vincente è questa. Anche nell’atteggiamento verso Autostrade che Toti ha chiarito da subito: non diciamo no all’offerta, prendiamo e ricostruiamo subito. E Bucci: muoviamoci subito, ignorando le polemiche romane. Pragmatismo che non vuol dire rinunciare all’orgoglio giusto dello Stato che rifiuta l’elemosina “pelosa” di chi ancora non riesce a riconoscere le sue colpe evidenti. Pragmatismo che vuol dire: prima Genova e i genovesi, nonostante tutto.
Questo atteggiamento unito, di vera squadra, piace, suscita fiducia. E’ nuovo.
Ma, cari amici, provate a pensare a qualche anno fa quando pur essendo espressione dello stesso partito, sindaco e governatore agivano spesso in contrapposizione, mettendo Genova contro la Liguria e viceversa. Assurdo eppure era così. Si giocava sulla contrapposizione politica tra due amministratori locali all’interno della medesima area politica. Uno diceva una cosa e l’altro a stretto giro di posta ribadiva il contrario.
Toti e Bucci riescono fino a ora (e questa tragedia è anche per loro una enorme sfida!) a essere uniti e decisi. E i genovesi lo hanno riconosciuto e apprezzato. Ripeto, al di là delle comprensibili opportunità politiche che per davvero in queste ore di tragedia tutti e due, ma soprattutto Toti leader nazionale, hanno messo completamente da parte.
Quando raccogliete il commento (“Però ora c’è qualcosa di diverso da prima”) che fa saltare i nervi a molti (immagino i commenti su questa breve analisi…..) sta a significare questo. Che i due governanti pro tempore come si dice, stanno lavorando in un modo che viene apprezzato dai governati o almeno dalla stragrande maggioranza di essi.
Se poi, funzionerà anche il collegamento serio con il Triumvirato e tutto fa pensare che possa essere così, Genova ha davvero un futuro più concreto di ripresa dopo questa assurda tragedia. Come merita.
cronaca
Toti e Bucci, quando fare squadra dà finalmente fiducia a una città ferita
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