Il tavolo ci sarà, ma ancora non si conosce la data. E' questo quanto comunicato dal governatore Toti alla delegazione Fiom salita in Regione. Prima il corteo per le vie di Genova, poi il colloquio con Toti, Bucci e gli assessori Rixi e Berrino. Sono scesi di nuovo in piazza i lavoratori Fiom che da due giorni hanno iniziato l'occupazione della fabbrica di Cornigliano chiedendo risposta alla richiesta di un tavolo specifico sulla situazione dello stabilimenti di Genova. Una mobilitazione che, però, andrà ancora avanti.
Il tema al centro della discussione è sempre la difesa dell'accordo di programma firmato 12 anni fa. Circa 350 lavoratori dell'Ilva iscritti alla Fiom Cgil sono partiti questa mattina dallo stabilimento per arrivare in piazza De Ferrari. Una volta davanti alla sede della Regione una delegazione è stata accolta dal presidente Toti, dal sindaco di Genova Bucci e dagli assessori al Lavoro e al Sviluppo economico Berrino e Rixi.
"L'incontro con le istituzioni locali è andato bene - spiega Bruno Manganaro, segretario genovese della Fiom Cgil -. Il governatore Toti mi ha chiesto andare a Roma e io ci andrò".
Ieri sera il governatore Toti e il ministro Calenda si sono sentiti telefonicamente. E' stato proprio il ministro a capo del dicastero dello Sviluppo economico ad annunciare a partire dal 16 novembre l'apertura di un tavolo con tutte le istituzioni locali dove hanno sede gli stabilimenti Ilva d'Italia. "Dopo questo primo incontro - prosegue Manganaro - dovrebbero partire una serie di tavoli tecnici specifici delle diverse situazioni locali, tra cui anche Genova. Il problema è che manca ancora una data ufficiale per Cornigliano" spiega Manganaro. A Roma andrò ancora una volta a chiedere proprio questo. La paura del sindacato è che dopo l'annuncio non arrivino i fatti."
In attesa di capire lo sviluppo dell'incontro di domani, la Fiom prosegue la lotta. L'occupazione e lo sciopero vanno avanti. "Adesso vado a Roma, da domani decideremo come muoverci" chiude Manganaro.
A buttare benzina sul fuoco è però Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria: "La politica e l'attività sindacale dovrebbero avere il senso del limite - ha ripetuto Boccia in Puglia - oltre il quale c'è da farsi del male; lo abbiamo perso in Catalogna, lo abbiamo perso per Brexit e forse lo stiamo perdendo nel Paese. Prima che questo limite si superi e arrivi ad un punto di non ritorno i corpi intermedi dello Stato dovrebbero alzare le barriere. Noi per quello che ci riguarda lo faremo, prepareremo le nostre assise, parleremo chiaro", ha detto Boccia, intendendo il ruolo delle parti sociali.
Dal canto suo, il ministro Calenda non fa nulla per abbassare la tensione. Sull'Ilva, ha detto durante l'evento di Confindustria in Puglia, ci sono complessivamente "investimenti per 5,3 miliardi di euro". Ma "in quale altro Paese del mondo un investitore viene accolto in questo modo? E se questo succede non è anche perché qui permane una fortissima cultura anti-industriale, permane anzi aumenta il populismo istituzionale e talvolta sindacale, per cui non si accetta più di discutere sulla concretezza delle cose ma ci si ritira in un mondo di proclami e ricorsi". Il riferimento è soprattutto al ricorso della regione Puglia ma anche all'occupazione dello stabilimento Ilva di Genova mentre "il tavolo di trattativa è aperto". Questa "storia identica l'ho vissuta su Alitalia", ha aggiunto.
"Boccia si deve vergognare. Il presidente ha rilasciato dichiarazioni circa fantomatici corpi intermedi dello Stato che dovrebbero intervenire sulla vicenda Ilva di Genova, nei fatti incitando un intervento della polizia. Si tratta di un fatto gravissimo del quale dovrà essere chiesto conto al presidente che, con questa frase, alza moltissimo il livello della tensione", risponde la Fiom Cgil di Genova in una nota nella quale definisce "inattese attenzioni di Boccia" per "gli operai dell'Ilva di Genova protagonisti da lunedì scorso di uno sciopero e di una mobilitazione in difesa del posto di lavoro e del futuro della siderurgia del Paese", afferma la Fiom genovese.
"Forse il Presidente dal caldo dei suoi salotti non si rende conto di cosa vuol dire per degli operai lottare per il proprio futuro e per quello dei propri figli. Inoltre il Presidente, ignora o fa finta di non sapere, che l'Accordo di programma del 2005, unico strumento a garanzia del futuro di Cornigliano, è stato firmato anche da Confindustria.
Nel frattempo l'azienda ha presentato un esposto ai carabinieri di Cornigliano contro l'occupazione della fabbrica da parte della Fiom. Secondo la proprietà "è stato impedito l'accesso al sito a chi voleva lavorare" e che "i manifestanti si sono impossessati di alcuni mezzi di lavoro senza essere autorizzati". Pronta la risposta del sindacato che ha precisato che "non c'è stato alcun picchetto e che i mezzi sono stati semplicemente messi in sicurezza per lo stop della produzione".
cronaca
Ilva, dopo il corteo Fiom a colloquio con Toti e Bucci. Manganaro: "A Roma per il tavolo su Genova"
Esposto dell'azienda contro l'occupazione Fiom
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