Domani nella trasmissione “Macaia” che si occupa di politica in senso ampio (spesso senza politici a discuterne) parleremo del Pd genovese, partendo da una domanda che può sembrare banale, ma non lo è: Il Pd a Genova è ancora un partito di centro-sinistra? O è diventato un partito di centro? Il renzismo nazionale ha contagiato anche la città che alcuni anni fa era rossa come lo era Bologna?
Lo faremo con due imprenditori, il giovane costruttore Filippo Delle Piane e l’ex presidente degli Industriali, Giovanni Calvini, con un esponente ancora molto attivo della “vecchia guardia”, Mario Margini e con il commissario regionale David Ermini spedito in Liguria dal premier dopo la disfatta elettorale, il quale essendo un valente avvocato fiorentino potrà, se necessario, giocare il ruolo di “difensore”.
Ma c’è poco da difendere perché, a Genova ma forse anche a Savona, la radice “di sinistra” del Pd è imprescindibile se si vuole provare a vincere. Il motivo è banale: in queste due città, anche se il tessuto industriale è assai ridotto (a Genova a parte il porto che ha una sua autonomia anche politica nella sinistra e l’Ilva, l’industria è praticamente scomparsa) pesano l’età della popolazione e la sua formazione culturale.
Mi raccontava il professor Luca Beltrametti che l’età media dell’elettore genovese supera abbondantemente i 50 anni. Sotto i 50 a Genova li consideriamo “giovani elettori”. Un ultra-cinquantenne in una città di tradizione operaia e abbastanza ribellista è probabilmente più a sinistra del Pd renziano. Il porto pesa certamente più a sinistra, le ex fabbriche in questi ultimi trent’anni di crisi hanno sfornato prevalentemente “pensionati di sinistra”, persino il mondo cattolico che a Genova è molto impegnato, ha una forte componente “sociale”, quindi di centro-sinistra e anche i resti della post-Dc sono in maggioranza provenienti da correnti scudocrociate di sinistra.
Insomma, la città che non ha ricambio non potrà mai esprimere componenti di forte rinnovamento almeno nel centro-sinistra. Tutti i giovani che ci hanno provato (Burlando, ultimo pensatore politico cittadino, proviene da una carriera ultra-trentennale e, allora, da giovane ha potuto rinnovare ma sempre stando a sinistra) non ce l’hanno fatta. Anche giovani preparati, seri, nemmeno ideologizzati. Come si dice: moderni.
David Ermini, vicinissimo a Matteo Renzi, probabilmente pensava di poter accendere fuochi giovani o giovanili. Ci sta provando, ma la resistenza è forte e, francamente, questo mi pare abbastanza naturale. Vecchia città di sinistra esprime una vecchia dirigenza di sinistra, magari camuffata da giovanotta.
Questo spiega perché il commissario ha un compito titanico che potrà, forse, superare trovando un’alleanza con la vecchia guardia non mummificata nel passato. Quella, soprattutto, degli amministratori, dei pratici che, però, parlavano con i sindacati e conoscevano, metro dopo metro le creuse della città e delle vallate.
politica
Il Pd e Genova con i “pensionati di sinistra”
Il renzismo nazionale ha contagiato anche la città?
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