Di quanti secoli dobbiamo andare indietro per trovare la soluzione di molti se non di tutti i mali di Genova? La soluzione è facile-facile e adesso avremmo anche il cognome giusto per realizzarla.
Il nome è quello di Doria, la persona magari non quella che oggi si chiama Marco e fa il sindaco, ma un pezzo del suo ruolo quello sì.
La soluzione è che per governare finalmente Genova, che è una città di porto, qualcuno ha anche tentato di definirla “città-(lineetta) porto” tout court, ci vuole non un sindaco ma un doge, come quello che avevamo qualche secolo fa e che in qualche caso si chiamava, appunto, Doria. Un doge che governa la città e il suo porto.
Dite che esageriamo, che il sindaco ha già tante croci da portare, ci manca quella di governare il porto, le banchine, i moli che sono la ricchezza di Genova. Appunto.
Se quella è la ricchezza della città di Genova, la sua prospettiva di sviluppo perchè separarne il governo da quello della città?
E' giusto tirare questo confine di piani regolatori, quello portuale e quello cittadino, è giusto affidare il territorio più importante economicamente della città a un presidente ( che adesso non c'è perchè siamo commissariati e chissà per quanto ancora lo saremo) e lasciare al sindaco il resto?
Nel recente passato ci sono state delle belle contrapposizioni tra città e porto, per delineare bene questi confini e ci sono stati molti presidenti del porto che volevano metterci le mani sopra e molti sindaci che mal sopportavano il potere dei presidenti.
Il risultato di questa separazione produce confusione, scontro di competenze e sopratutto ritardi in decisioni cruciali nello sviluppo della città e del porto, pardon della città-porto.
Volete un elenco di questioni che spieghino questi ritardi e questo intreccio spesso inestricabile: Ponte Parodi lo fanno o no e quanto ci azzecca la città?, il ribaltamento a mare del cantiere di Sestri Ponente che tocca la città e il porto che fine fa?, il destino delle aree Ilva affacciate sulle banchine è una partita del porto o della città?, il catafalco dell'Hennebique che fine fa e a chi interessa di più tra città e porto?, e il trasferimento leggendario del Porto Petroli da Multedo?, e il futuro delle aree Piaggio Aereo, oggi così drammatico, e le Riparazioni Navali con il tombamento presunto del Duca degli Abruzzi, le areee della Fiera, molo Giano: a chi toccano questi spazi, spesso perduti..............si potrebbe continuare all'infinito.
Se ci fosse un unico decisore, che noi chiamiamo Doge per vezzo e perchè ci ricorda la nostra antica potenza contro le attuali miserie, tutto questo si risolverebbe più facilmente?
E' chiaro che la risposta a questa provocazione paradossale nessuno ce l'ha in tasca. Ci vorrebbe veramente un Andrea Doria di allora e chissà quanti altri Grandi della nostra storia per sommare le due cariche di oggi e rifare la nostra gloria in questi tempi moderni.
Noi ci accontentiamo di provocare e di ribadire che la tanto strombazzata città-porto in queste condizioni proprio non c'è. Come in quella famosa canzone di un' equipaggio di pirati che viaggiava per i mari _ tanto per restare in tema _ a cercare “L'isola che non c'è”.
politica
Doria, il Doge mancato e la città-porto che non c'è
L'invettiva
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