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Dopo l'approvazione del piano parcheggi di Porto Maurizio
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Su una cosa il sindaco di Imperia Carlo Capacci ha ragione da vendere: "Abbiamo tanti altri problemi". È il suo modo di liquidare l'ira dei consiglieri della sua lista civica di fronte al nuovo piano dei parcheggi di Porto Maurizio. Ma qui Capacci ha torto. Perché sul tavolo questa rogna c'è l'ha portata lui, sebbene la città stia affondando sotto il peso delle criticità rimaste irrisolte e che non vedono soluzioni all'orizzonte. Dai rifiuti al futuro del porto turistico, alla chiusura del teatro Cavour, alle molte occasioni perdute per poche migliaia di euro: c'è solo l'imbarazzo della scelta.

Su tutto gravano le pessime condizioni finanziarie del Comune e questa può essere una buona chiave di lettura anche per questa vicenda. A Porto Maurizio i posteggi bianchi verranno soppiantati da quelli in blu, a pagamento. Con possibilità riservata ai residenti di fare degli abbonamenti annuali, a 100 euro a botta, pur senza la garanzia del posto. In termini contrattuali la cosa è bislacca: se pago per un servizio, quel servizio dovrei averlo. Ma questo nel Belpaese non funziona con tutte le cose per cui paghiamo le tasse, una in più o in meno al massimo aumenta l'incazzatura, però non è una sorpresa.

Poiché fino ad oggi non risulta che i Portorini abbiano fatto a pugni per risolversi il problema del parcheggio, è evidente che l'emergenza non sta dalla parte dei cittadini, bensì da quella del municipio: ha una disperata necessità di denaro e va a cercarlo nelle sole tasche in cui può trovarle, nello specifico quelle degli automobilisti. Capacci, però, dovrebbe avere almeno il buon gusto dirlo, magari aggiungendo la scusante - reale - che questo è l'effetto collaterale prodotto dai ricorrenti e selvaggi tagli alla finanza locale attuati dal governo. Che magari ci toglierà la Tasi e l'Imu (sulla seconda casa, perché sulla prima già non c'è) ma poi il conto lo pagheremo sempre noi, sotto forma di altre gabelle che nel caso imperiese si vestono da posteggi a pagamento che prima erano gratuiti.

La vicenda, tuttavia, ha anche un risvolto politico locale. La maggioranza di Imperia Cambia, la formazione del sindaco, è insorta contro il suo leader e primo cittadino, bocciando senza appello l'iniziativa. Nei modi in cui è stata condotta - scarsa consultazione, peccato grave per chi si è presentato come alfiere del dialogo e della partecipazione - e nelle conclusioni. Capacci fa spallucce perché in passato analoghi dissensi si sono chiusi con un nulla di fatto, ma nel tempo la situazione si è deteriorata e la levata di scudi dei consiglieri 'capacciani' arriva dopo che un altro, Roberto Solazzo, ha deciso di lasciare il gruppo, aderendo a una formazione di 'maggiore ispirazione ideologica'.

Per la coalizione i numeri non cambiano, essendo Imperia di Tutti in maggioranza, ma è difficile sostenere che non cambia lo scenario per Capacci, costretto a misurarsi con una insofferenza che sembra quotidianamente crescere proprio nei suoi confronti. Finché questo avveniva ad opera dell'opposizione si stava nel gioco delle parti, ma ora la questione diventa interna: alla formazione del sindaco e dentro la sua stessa amministrazione. Nessuno gli nega l'impegno che ogni giorno profonde, né lo zelo con cui studia le carte di tutto ciò che passa per gli uffici municipali. Il buco nero è la sua capacità di rapportarsi con il resto della coalizione e almeno con quella parte di città che lo aveva accolto (e prim'ancora votato) come sindaco della svolta.

La svolta non si è vista. Un po' perché la maggioranza è risultata un accrocchio di personaggi e forze anche lontanissimi nei valori (per tutti basti il fatto che a lungo un caposaldo dell'amministrazione è stato il predecessore di Capacci, l'ex missino Paolo Strescino, diventato sindaco per mano di Scajola, quando l'ex ministro avrebbe potuto far vincere anche Paperino, ipse dixit), un po' per difficoltà oggettive, molto per l'incapacità del primo cittadino a fare davvero squadra. Una miscela letale, alla quale bisogna aggiungere il ruolo non sempre chiaro del Partito democratico. Spesso si è detto che il Pd abbia cercato di condizionare l'operato di Capacci per questioni di potere. Sarà anche accaduto, pure questo è un malcostume tipico della politica italiana. Ma ad ascoltare alcuni dirigenti dem, la medaglia avrebbe anche una faccia nascosta. Capacci, cioè, avrebbe rifiutato persino in malo modo l'offerta di aiuto che in più circostanze gli sarebbe arrivata. Per sapere come stanno le cose bisognerebbe stare nelle segrete stanze, ma per quel che si vede la versione non è così inverosimile. 

In ogni caso, il risultato di questi primi due anni di amministrazione Capacci è una città di Imperia ostaggio di una decrescita niente affatto felice. Fra strisce blu e problemi che si affastellano per inerzia e/o incapacità, il sindaco è finito in divieto di sosta. Qualcuno vuole almeno cominciare a pensare come metterci rimedio?