politica

Scrive il segretario ligure della Uil
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Caro direttore,
il sindaco Doria non si deve dimettere. La città ha bisogno che il primo cittadino, insieme alla sua giunta, riesca a portare avanti almeno uno dei tanti progetti che bruciano sotto il caldo sole estivo.
Le dimissioni sono di moda: vengono chieste, vengono date, vengono evocate. Doria le dimissioni non le darà mai, proprio  perché – come è stato detto da molti  - è una persona perbene. Tanto corretto da sfiorare – in molti casi – l’ingenuità. L’invadenza non è una delle sue caratteristiche.

Lo sanno bene gli ex inquilini di Piazza De Ferrari che hanno provato più volte a dettare le regole anche al Comune e a farsi belli, ad esempio, con un accordo di facciata sul caso AMT nel novembre 2013, che, detto per inciso, è costato solo ai lavoratori senza dare i risultati attesi da tutti. Detto questo l’unico passo che il sindaco deve fare è quello verso il disgelo da un’ibernazione, francamente, inqualificabile data dalla sua proverbiale diffidenza. Cautela che ha il sapore della sfiducia nelle persone che lo accompagnano nel suo percorso di governo della città e che ha caratterizzato fortemente il suo mandato. Circospezione che lo porta a tenere le distanze con le persone e di conseguenza a tenere a distanza i problemi.

In questo modo, Marco Doria appare un temporeggiatore nato che non si affida completamente alla sua maggioranza, consentendo – tuttavia -  ad alcuni esponenti di spicco di sparare a zero sul sindacato. Una deriva renziana, contestata soprattutto dai lavoratori,  tipica di chi guarda il dito invece della luna.  Le problematiche genovesi le conosciamo tutti: smaltimento rifiuti, trasporto pubblico, infrastrutture, decoro urbano, sicurezza, gestione degli spazi. Il dito nella piaga potremmo metterlo all’infinito, di ragioni la mia organizzazione e le persone che rappresentiamo ne avrebbero da vendere.

Fortunatamente, il ruolo che ricopro mi impone di trattare, costruire, sperare:  non smetterò mai di farlo, nemmeno con il sindaco Marco Doria. Certo, sono molto  dispiaciuto della distanza che il primo cittadino ha frapposto tra sé e la mia organizzazione sindacale. Lo abbiamo invitato diverse volte alle nostre iniziative, a confrontarsi con i nostri delegati o a portare solo un semplice saluto. Niente. Non ho mai avuto il piacere di avere Doria a una nostra iniziativa. Neanche in occasioni non strettamente sindacali, come ad esempio il restauro di una lapide dedicata all’eccidio di Forte Castellaccio. In quella circostanza il sindaco mandò il vice, Bernini, persona comunque a noi graditissima. Eppure anche in quella situazione Marco Doria è riuscito a snobbare una nostra iniziativa o – quantomeno – a comunicarne la sensazione.  Credo che il sindaco, in generale,  abbia perso un’opportunità per conoscere anche un’altra fetta del mondo del lavoro, quella che patisce il disagio tanto quanto quella che è abituato a frequentare. Certo, la Uil non manca di incontrarlo nelle occasioni ufficiali, ai tavoli di confronto, alle cerimonie istituzionali.

Ma non basta, occorre una disponibilità diversa, una curiosità intellettuale che da parte sua,  al momento, viene meno e che non aiuta i rapporti, il lavoro, il progresso, la forza di una proposta. Avrei ad esempio il piacere di invitare il sindaco al nostro prossimo laboratorio sindacale. Vorrei sapere come la pensa sulla nostra nuova piattaforma politica che comprende anche un ragionamento sulle fragilità del territorio sulle quali vorremmo organizzare un laboratorio che attragga l’interesse nazionale. Per fare questo è necessario impegnarsi in maniera sinergica: tutti insieme per lo stesso obiettivo, insomma.

Con Marco Doria  vorrei ragionare insieme a  soggetti portatori di conoscenze ed esperienza rispetto all’avviamento di scuole di alta formazione per trasformare le nostre fragilità in potenzialità occupazionali:  una nuova esperienza di sistema da esportare. I cittadini e i lavoratori non possono essere interpellati esclusivamente nelle situazioni di emergenza, agendo in contesti già compromessi. Il sindaco non può scegliersi solo interlocutori privilegiati, non è corretto. Per questo, caro Doria,  noi le sue dimissioni non le chiediamo, anzi, la vogliamo fortemente al posto di comando con una richiesta: si confronti e decida di decidere.

Pier Angelo Massa è segretario generale Uil Genova e Liguria