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Berlusconi attacca: "Il premier ha tradito il Nazareno"
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Il Parlamento è tornato a votare per eleggere il capo dello Stato. Dopo la prima fumata nera, oggi seconda e terza votazione. Domani l'attesa quarta chiama. Renzi punta su Mattarella: nome che ricompatta il Pd, conquista Sel ma che fa gridare Berlusconi al tradimento del patto del Nazareno; M5s sceglie di votare Imposimato.

Seconda fumata nera a Montecitorio. Nessun candidato ha superato il quorum richiesto di 673 voti. Salvo sorprese, dati i numeri proibitivi richiesti per l'elezione ai primi tre spogli, quella di oggi dovrebbe comunque essere una giornata interlocutoria. Un voto è andato anche a Sergio Cofferati, l'ex segretario della Cgil che ha lasciato il Pd dopo la sconfitte alle primarie per la presidenza della regione Liguria.

Contromossa Berlusconi, fuori dall'aula alla quarta votazione. "Noi domani voteremo scheda bianca". Lo annuncia la capogruppo di Area Popolare (Ncd-Udc) Nunzia De Girolamo commentando la scelta di Fi di valutare la possibilità di uscire dall'Aula alla quarta votazione. "Al momento questa è la decisione: ma oggi abbiamo in programma un incontro tra le delegazioni e parleremo anche di questo". Dopo la tensione sul Patto del Nazareno, riunione dei vertici di Forza Italia e quelli di Nuovo Centrodestra per fare il punto e decidere se procedere domani con la scheda bianca oppure valutare altre soluzioni.

L'idea di votare scheda bianca come deciso da Berlusconi inizia a creare molti dubbi all'interno del partito e ad alimentare i sospetti che poi nel segreto dell'urna l'ordine di scuderia non venga rispettato. Ecco perché si sono intensificati i contatti tra l'ex premier, rientrato ad Arcore ieri, e i fedelissimi azzurri per ipotizzare un 'Piano B' e cioè la non partecipazione al voto. Anche all'interno del Ncd le frizioni sarebbero notevoli, soprattutto di chi giudica negativo non votare Mattarella e rompere il patto con Renzi. La situazione è in evoluzione, spiegano in Forza Italia, e non si esclude nemmeno un eventuale colpo di scena da parte del Cavaliere che alla fine potrebbe chiedere ai suoi di appoggiare il candidato di Renzi.

Il Pd intanto fa pressing su Alfano. Renzi sta cercando di convincere Ncd a votare Sergio Mattarella al quarto scrutinio. Ma il partito di Angelino Alfano, spiegano fonti parlamentari, è diviso con un'area, che comprende Beatrice Lorenzin, Andrea Costa, Laura Bianconi e i parlamentari siciliani che spingono per votare Mattarella e scegliere l'alleanza con Renzi e chi, tra i quali Maurizio Lupi, che invece vogliono fare una scelta condivisa con Fi.

Trattative e riunioni strategiche in corso. La partita si svolge tutta nei corridoi di Montecitorio con i partiti che scelgono la linea in vista del voto, forse decisivo, di domani. Il quorum richiesto per le prime tre votazioni è, infatti, di 673 voti. Ieri fumata nera, ma da domani si scende a quota 505.

Renzi compatta Pd, ma alza guardia e cerca altri voti. Nel nome di Sergio Mattarella, Matteo Renzi ricompatta il Pd. Le lacrime di commozione di Rosy Bindi al ricordo del fratello Piersanti, l'applauso convinto di Pier Luigi Bersani, il voto unanime dell'assemblea dei grandi elettori. T

Fino alla quarta votazione di sabato, quando la tenuta del Pd sarà testata nel voto segreto, la guardia resta alta. Ma Renzi rivendica una prima vittoria: aver smentito chi, dal Pd, lo accusava di "preferire" Berlusconi e di aver inserito nel patto del Nazareno chissà quale accordo per il dopo Napolitano. E, soprattutto, aver dimostrato di essere in grado di unire il partito, con buona pace di chi sperava che si sfaldasse. Nel nome del Pd, certo, Renzi 'perde' Berlusconi. Ma solo per ora, è la convinzione diffusa tra i parlamentari a lui vicini.

Il Cavaliere lo ha chiamato per avvertirlo che avrebbe dato ai suoi l'indicazione di votare scheda bianca. Ma i contatti non sono per questo interrotti, assicurano diverse fonti. Da qui a sabato, il tentativo sarà quello di allargare la platea dei voti per Mattarella: il pressing è fortissimo, raccontano da Ncd e FI, anche sui singoli parlamentari. Perché senza i voti del centrodestra, solo in parte compensati da Sel e Sc-PI-Cd, al quarto scrutinio il premier può contare su un margine di una cinquantina di grandi elettori. Troppo poco per star tranquilli.

Non c'è stata la temuta dispersione dei voti. Prodi ne ha presi 9, Bersani 5. E' passata, insomma, l'idea che dopo Sergio Mattarella "non ci sono altri candidati". Niente subordinate. E' il messaggio che già ieri aveva fatto arrivare a tutte le anime del partito e agli 'aspiranti candidati', perché nessuno si illudesse di poter mettere in campo "giochini" per bruciare Mattarella e poi avanzare il proprio nome. L'unica alternativa, se il magistrato della Consulta non dovesse passare, sarebbe un tecnico. Un avvertimento fatto pervenire sia al Cav che ai Dem. E reso concreto con un incontro a Palazzo Chigi, poco prima delle 7, con Raffaele Cantone, che è anche tra i candidati M5s.

Se poi tutto dovesse crollare, avvertono i renziani, sarebbe in discussione la legislatura. Dopo il Colle, poi, si riaprirà un nuovo discorso sulle riforme. Renzi ha messo l'Italicum al riparo convincendo il Cav a votarla subito al Senato. E al Nazareno sono ottimisti che il patto con FI non è davvero al capolinea. Ma se anche così non fosse, il premier è determinato ad andare avanti. Di frecce al suo arco ne ha molte - dicono i renziani - incluso, sogna qualcuno, tornare al Mattarellum, con il suo autore al Colle. Nel Pd, almeno sulla scena, è intanto il giorno di una ritrovata unità. Renzi lo mette a verbale facendo votare i grandi elettori. E lo certificano tutti i 'big' del partito con parole di caldo sostegno al candidato del segretario.

Bersani, che Mattarella lo aveva candidato nel 2013, rivendica di aver lavorato per quell'unità evitando rotture negli ultimi mesi. E un ex Dc, osservando i capannelli in transatlantico, dice: "Le adunanze sediziose le so riconoscere e oggi non ne vedo". Ma sotto il tappeto, di polvere ce n'è. Ciascuna corrente accusa l'altra di avere motivi di rancore verso il premier. Nessuno giurerebbe sul risultato. E mentre già i renziani mettono in conto lo scenario di una quinta, sesta votazione ("Sempre su Mattarella"), c'è chi, come Civati, dopo essersi sottratto all'unanimismo, racconta che sabato fotograferà il suo voto per Mattarella. Per esibirlo, se servirà, come prova.