cronaca

Sono oltre 2000 gli orfani del femminicidio
1 minuto e 42 secondi di lettura
Sono 113 le donne che da gennaio dicembre 2017 hanno perso la vita in Italia: è questo il bilancio delle vittime di femminicidio secondo i dati raccolti dall'associazione Sos Stalking. Due delle donne assassinate erano in procinto di diventare madri e i rispettivi feti, di 5 e 6 mesi, sono morti assieme a loro.



Le vittime di violenza sono state uccise - riferisce l'associazione Sos Stalking - nella quasi totalità dei casi da mariti, compagni o ex. Nel 2016 in Italia erano state uccise 115 donne, il 2015 aveva invece visto 120 vittime, 117 donne erano state uccise nel 2014 e 138 nel 2013. "Una strage che vede le donne indifese di fronte alla furia cieca dei loro partner o ex partner, incapaci di accettare la fine della relazione o la volontà della ex compagna di volersi ricostruire una vita al di fuori della coppia", commenta l'associazione. Il trend delle denunce di stalking è in netto calo.


"Si stima che su 3.466.000 vittime il 78% non abbia sporto querela, soprattutto per la sfiducia che viene riposta nelle Autorità che spesso tardano a fornire un primo aiuto", si legge nel dossier. I numeri variano da regione a regione e confermano il triste primato della Lombardia, con il numero più alto di donne assassinate, 19, seguita dall'Emilia Romagna, che registra 16 omicidi, dal Veneto, 13, dalla Campania, 12 donne uccise, in Liguria le vittime di femminicidio sono state 3.  Oltre alle vittime in prima linea, ci sono le cosiddette 'vittime secondarie', i bambini o ragazzi che, in seguito al delitto, si sono ritrovati orfani di madre o, in caso di omicidio-suicidio, di entrambi i genitori. In Italia sono circa 2000 gli orfani del femminicidio: "Ben 67 si sono aggiunti nel 2017, hanno un'età media compresa fra i 5 e i 14 anni e si troveranno a fronteggiare le conseguenze spesso irreparabili di tali delitti: dal trauma legato allo shock, sia per aver in alcuni casi testimoniato direttamente all'omicidio, sia per il lutto violento, all'indigenza, alla mancanza di un'educazione adeguata e di una guida in un'età molto delicata per la propria crescita", specifica ancora Puglisi.