politica

Si testano troppo poco le scelte che cambiano la vita delle persone
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 C'è una parola che sembra completamente uscita dal vocabolario delle amministrazioni pubbliche locali e quella parola è: sperimentazione. Ogni sindaco che si rispetti ha la legittima aspirazione, una volta eletto, a fare qualcosa che ne renda immortale il ricordo. Marco Bucci, il primo cittadino di Genova, non fa difetto a questa regola. Lui e i suoi colleghi, però, mentre inseguono la memoria lunga mostrano, a volte, di averla cortissima. E dimenticano, dunque, che una persona si può ricordare perché ha fatto una o più cose bene, ma anche perché l'ha fatta (o fatte) molto male, malissimo.

Il rischio della memoria in negativo è incombente quando si tocca il tema della pedonalizzazione, o meglio della parziale chiusura al traffico di una strada. In linea di principio non c'è chi può affermare di preferire una via con le automobili che la percorrono o vi parcheggiano ad una che, invece, può esibire un lastricato dedicato al passeggio, tra fioriere ben curate, dehors e quant'altro possa rendere amena una frequentazione.

Bene, benissimo. Poi, però, si scende nel pratico. In questi giorni, l'amministrazione comunale di Genova sta cercando di farlo immaginando che la centralissima via Roma possa essere pedonalizzata. O, meglio, trasformata in una strada "Ztl", acronimo che sta per zona a traffico limitato. Di per se' l'idea ci sta, ci sta sempre quando si pensa di poter allontanare almeno un po' le auto e il loro carico di inquinamento.

In questo ragionamento, tuttavia, comincio a non ritrovarmici più quando si paragona via Roma a via San Vincenzo oppure a via San Lorenzo. Siccome là le isole sono riuscite, perché non dovrebbe essere così in via Roma? E perché potrebbe accadere, considerando che ogni arteria ha una propria specificità. Via Roma è la strada dei negozi grandi griffe e già oggi è poco trafficata, essendovi impedita sia la fermata sia la sosta delle vetture. Passare ad una "Ztl" non dovrebbe essere così impattante e complicato, si dice.

Io non ne sarei così sicuro. Nel senso che il timore di molti commercianti non è così infondato: alla fine, si lasceranno passare bus, veicoli per carico e scarico e residenti, ma si chiuderanno le porte ai nostri clienti. Qualcosa di simile è accaduto a Imperia, la mia città, dove la centralissima via Cascione è passata dall'essere una strada molto viva all'essere una via quasi fantasma. Quando il sindaco, Carlo Capacci, ha deciso di andare avanti sulla pedonalizzazione, fra le altre buone ragioni, forse la prima, ha addotto questa: abbiamo dei finanziamenti che possono essere spesi solo per fare questo lavoro e se non lo facciamo perdiamo quel denaro. Mica si è posto il problema che quel denaro forse avrebbe fatto meglio a perderlo, piuttosto che spenderlo per fare una cosa che ad oggi sembra proprio sbagliata.

Capacci si è mosso ascoltando molto le diverse campane, ma senza fare la cosa più semplice: uno, due o tre mesi di preliminare sperimentazione, giusto per vedere l'effetto che una decisione può avere sulla vita quotidiana delle persone. A Imperia fra due mesi si torna al voto e quelle scelta certamente avrà il suo peso. In negativo, se si ascoltano i commercianti duramente danneggiati dalla decisione.

Bucci, a Genova, non sembra voler prendere la stessa deriva. Non c'è nulla di deciso e i suoi uomini dicono che prima di tutto ascolteranno i Civ, che poi significa i commercianti. Ora, non è che i negozianti negli anni abbiano fatto molto per accattivarsi le simpatie degli altri cittadini, ma sono la categoria che sta dietro un settore diventato vitale per i destini di tutto il Paese. Quando si dice commercianti si parla di imprenditori e dei loro dipendenti. Alle volte anche pochi, pochissimi, perfino uno solo. Ma un sindaco, un'amministrazione pubblica e ci metterei pure i suoi dirigenti, devono finalmente porsi il problema che dietro ogni loro scelta ci stanno le persone e le loro famiglie.

Io non so dire quale possa essere la decisione migliore per via Roma. Il dibattito si incaricherà di mettere in fila le diverse opinioni, ognuna con le sue ragioni, ma siccome poi bisognerà passare ai fatti e quindi stabilire se farla o non farla, questa benedetta "Ztl", la cosa più semplice rimane sempre la stessa: si sperimenta e si vede che cosa succede. Se si parte dal buon senso, il buon senso fa il resto.