cronaca

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Pensavamo che non succedesse così. Allerta2, commentavamo, per precauzione. Come poteva essere possibile che per la terza volta in un mese la Liguria fosse devastata? Invece no, il nostro cauto ottimismo della ragione (non può succedere in pochi giorni un'altra volta) è stato smentito. Sbeffeggiato. Una serie di calci in faccia che la natura del nostro territorio ci ha tirato e non ha ancora concluso , temiamo, la sua operazione di distruzione.

Dobbiamo davvero averlo offeso tanto, questo povero territorio ligure, così stretto e impercorribile, così ostico, rustego, ruvido. Offeso a morte per troppi anni di boom post bellico, di seconde case cresciute a grappoli, di tombamenti che richiamano con tragica assonanza le tombe e la morte.

Questa volta la distruzione è totale. Non riguarda un fazzoletto, un borgo nelle Cinque Terre, una strada di quartiere a Genova dove tra gli anni Sessanta e Settanta il torrente Fereggiano ha tentato di tenere i confini del suo modesto spazio dall'assalto di palazzi multipiani, terrazzati con affaccio in diretta sulle secche del rivo. Che poi, un giorno, è scoppiato, trasformandosi in una furia alpina, sviscerando un  insospettabile quantità di acque e fango. Uccidendo senza pietà.

Distruzione totale, quindi la Liguria è un caso nazionale e il governo di Matteo Renzi così decisionista da far vergognare quello di Bettino Craxi ora non può far finta di niente.

Caso nazionale vuol dire che ormai, purtroppo, non si tratta di un tremendo episodio, ma la fascia tra La Spezia e Ventimiglia con quelle valli che come vene vengono percorse da torrentelli abbandonati, è una vasta area depressa, non solo dalla crisi che qui da noi si fa sentire di più perché da tempo eravamo già senza industrie e senza lavoro, forse colpevolmente essendoci affidati alle chimere del terziario avanzato e di una innovazione che ha stentato a mostrare le sue potenzialità, ma perché la terra, i monti, i fiumi, sono bombe tranquille per anni che ora hanno deciso di scoppiare.
Non c'è un rivo che ieri non sia esondato. Non un torrente che non abbia trascinato detriti e tronchi creando tappi pericolosissimi.
La furia è stata globale.

Non si tratta di piangere col piattino in mano, liguri poveri sfigati rabbiosi e mugugnoni. No, il signor presidente del consiglio dei ministri, abbandoni la compagnia dei koala e dei canguri e venga qui, ci metta anche le sua di faccia, venga qui con il suo esimio governo di giovani veloci, svegli, ben presentabili e faccia. Faccia e faccia.
Gli amministratori locali hanno già fallito e non riescono più a connettere. Qualcuno deve prendere in mano le redini dell'emergenza. Ci mandi Gabrielli che le palle le ha. L'esercito. Magari gli alpini che sono eccezionali.

La Liguria si è sbriciolata. Non riusciamo più a riconoscerla, noi vecchi genovesi e liguri, che l'amiamo. Ora è acqua. Non mare. Solo acqua. Chiediamo, pretendiamo, aiuto e attenzione assoluta.