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Il leader di Sel ospite a Primocanale
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“Liguria, un laboratorio nel male e nel bene”. Nichi Vendola si presenta nel suo modo, didascalico quanto chiaro. Il leader di Sel, a Genova per sostenere la candidatura di Luca Pastorino alle Regionali, nel corso dell’intervista effettuata a Primocanale ha lanciato autentici macigni contro la gestione dell’ultimo decennio della cosa pubblica in Regione.

“Qui è morto il centrosinistra a cui avevamo lavorato con speranza e volontà nella logica di un Pd in affannosa ricerca di pezzi della destra. Col trasformismo persegue la conquista del potere, non una prospettiva di alternativa. L’urbanizzazione ha sovraccaricato questa striscia delicata, l’ecosistema avrebbe avuto bisogno di cura e invece la Liguria è stata attaccata dalla speculazione. Una regione, aggredita anche dalla ‘ndrangheta, che avrebbe bisogno di cura a livello idrogeologico e stop consumo di suolo".

Sull’esperienza del governo Burlando, Vendola è perentorio. “Ha rappresentato un vivere alla giornata. Ora c’era la necessità di mettere un punto. Invece il Pd è andato a cercare nel recinto di Scajola, perdendo la parola sinistra. Noi abbiamo tratto le conseguenze di questo terribile trasversalismo, mettendo in piedi una coalizione che rendesse credibile la parola Sinistra”.

Per il leader di Sel la tensione che si vive nel centrosinistra in Liguria è palpabile. “C’è crisi dentro il Pd, fior di dirigenti chiedono il voto disgiunto, di non votare la Paita. La differenza tra Paita e Toti è difficile da percepire, questo genera smarrimento e tenta i cittadini al non voto. Bisogna ripartire dai diritti delle persone, dei lavoratori, piano industriale, piano ambientale, modello turistico sostenibile. Il racconto della Liguria si è fatto mesto, colpa della politica incapace di proiettarsi verso i futuro.”

Sul futuro e sui consigli a Pastorino, Vendola traccia un programma alternativo. “Se uno a Genova si guarda attorno e prova a immaginare i chilometri di canali tombati, che è la causa di una strage, lì trova per intero la storia. Bisogna fare il contrario. Ripartire dalla parola Cura. La Liguria è speciale, ma non può più reggere il peso di cemento e speculazioni immobiliari, perché non funziona più. Ciò significa rigenerare le periferie, che può produrre crescita qualificativa sistema edilizia. Il paradosso è che continua a esserci una domanda drammatica di alloggi, contemporaneamente ce ne sono troppi e vuoti. Si è costruito non per i bisogni abitativi, ma speculativi. Questa è la storia e va interrotta”.

Sulla vicenda Ilva trova poi il parallelo tra Puglia e Liguria. “A Taranto, fino al 2005, la rimozione delle problematiche Ilva era totale. Abbiamo cominciato dalla sicurezza sul lavoro. L’Ilva di Taranto è l’unica che si è dotata di sistemi sicurezza sul lavoro. I problemi di Taranto sono i problemi di una idea malata di industrializzazione. Parliamo di una fabbrica che dà da vivere a 20mila famiglie. La politica industriale non è stata prerogativa dello Stato, ma delle aziende private e il conflitto tra diritto al lavoro e diritto alla salute è indecente”.

Nella sua conclusione, Vendola torna sulla questione di bene e male per la Liguria. “Noi qui con Rete a Sinistra vogliamo uscire da quella mafia della parola che mescola tutto e rimettere al centro l’essere umano. La Liguria è stata laboratorio del male, di cose brutte. Deve tornare a essere laboratorio del bene e della speranza”.