cronaca

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Ci troviamo oggi di fronte a una serie di apparenti antinomie: libertà e regole, privacy e trasparenza, efficienza e sicurezza, immediatezza e approfondimento. Sono in gioco le aspettative di ognuno di noi, le tecnologie, le forze in campo e le vulnerabilità. C’è la questione importante della regolazione e dell’autoregolazione per individui, per sistemi tecnologici e per sistemi sociali.

E’ evidente come quanto sopra richiami la necessità di analisi negli assetti di potere e nella creazione di valore, al fine di perseguire, su un orizzonte temporale almeno di medio termine, in modo efficace ed efficiente, la costruzione dinamica di equilibri stabili nei Dipartimenti dell’Ateneo ligure iniziata due anni e mezzo fa a valle della Legge Gelmini.

In tutto questo, la situazione attuale dell’Università degli Studi di Genova fotografa la situazione del nostro Paese, nel bene e nel male.

Mi sento debitore, soprattutto nei confronti di chi sia più giovane di me e specialmente verso gli studenti, di un’enorme ricchezza di valori ricevuta dall’Istituzione della quale, attraverso le persone che in essa ho incontrate fino da quando ero io studente, continuo a fare parte: l’Università degli Studi di Genova, prima come Istituto di Elettrotecnica, DIBE, DIST e Facoltà di Ingegneria, attualmente DIBRIS e Scuola Politecnica.

Proprio il DIBRIS (Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi), unico nell’Ateneo con carattere interscuola fra Scuola Politecnica e Scuola di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, si trova a dovere rinnovare a breve il proprio Direttore.

Grazie ai valori sopra richiamati, ho avuto modo di realizzare appieno la mia personalità nei contesti più diversi (non solo di tipo professionale e lavorativo), a livello internazionale e nazionale: ho ricevuto - gratuitamente! - tanti doni e ho sempre cercato di agire in modo da riversarli, pur con tutti i miei limiti, sulle situazioni nelle quali mi trovavo a operare. In particolare, ho sempre sentito l’esigenza di trasmettere tali valori alla generazione dei formatori dopo di me. Badate bene, non si tratta di un do ut des, è questione che attiene a una donazione reciproca, seppure diacronica e non sincronica come accade invece, per esempio, nel matrimonio.

Vale la pena ricordare brevemente alcuni passaggi di rilievo istituzionale lungo il tempo, per indicare meglio il significato di quanto sopra.  Nel corso degli anni ’80, la ferma determinazione di Alessandro Chiabrera, pure ingegnere elettronico, a fare nascere un Corso di Laurea in Ingegneria Informatica. A valle del D.P.R. n.382/80, nel 1983, la fine dell’Istituto di Elettrotecnica e la nascita dei tre Dipartimenti, DIBE, DIE e DIST. Fummo, insieme a DIMI e DIFI, i primi cinque Dipartimenti dell’Ateneo ligure a credere e a intraprendere il nuovo corso. Tutti gli altri professori resistevano arroccati, timorosi del cambiamento, di perdere un non meglio definito potere, a loro avviso più tutelato dall’Istituto monocattedra “baronale”. Nel corso degli stessi anni, il DIST fu il primo e unico Dipartimento universitario italiano a essere prime contractor di un rilevante progetto ESPRIT della Commissione Europea: il P419 Vision and Movement Understanding. Negli anni ’90, la nascita del Corso di Laurea in Ingegneria Biomedica, in contemporanea con il Politecnico di Milano, allora unici Corsi di Laurea in Ingegneria Biomedica in Italia.

Chi contribuì e partecipò a tali passaggi fu sempre guardato con sospetto dal resto dell’Accademia italiana, considerato come un pericoloso eversore oppure, nella migliore delle ipotesi, come un illuso visionario (ricordate “Il Gattopardo”?).

E invece la storia dimostra che non fu così. Oggi, sono tutti Dipartimenti, e pare naturale pensare, ai più giovani, che sia sempre stato così. Naturalmente, una persona potrebbe osservare che era meglio prima, ma non è questa la sede per trattare questa questione.
Il DIBRIS è nato anche grazie a questa storia, e alle persone che l’hanno vissuta con determinazione ma, soprattutto, con passione e con generosità. Tutto ciò non può e non deve essere non solo dimenticato, bensì deve essere trasmesso e continuato in meglio: tutti i suoi membri si sono sentiti chiamati a quest’opera responsabile, proprio perché hanno ricevuto tanti “talenti”.  Forse per questo portiamo ancora segni di “anomalia”: nessuno si preoccupi di ciò, se mai proprio del contrario, di essere stati, eventualmente, “normalizzati”.

Così come a quei tempi fummo tra i promotori del cambiamento indicato dal legislatore, anche oggi abbiamo “letto” lo Statuto dell’Ateneo ligure nella stessa direzione.

Lo Statuto considera la possibilità di ampliare la platea dell’elettorato passivo ai professori associati: basta che i professori ordinari rinuncino tutti al – pur legittimo, ma a mio avviso, conservatore – privilegio di candidarsi subito, che comporta in automatico l’impossibilità per i colleghi associati di candidarsi. In brevissimo tempo, è possibile ampliare il ventaglio di opportunità di espressione di tutti, di manifestazione di punti di vista diversi, di occasione per tutti ad apprendere a ricoprire ruoli di una qualche responsabilità verso gli altri colleghi. Il DIBRIS convinto che tutto ciò costituisse arricchimento per i giovani che, a vario titolo, lo attraversano, e offrisse anche all’esterno segno di forza, di capacità di innovare anche nelle piccole cose, ha fatto questa scelta: nessuno degli ordinari ha formalizzato la propria candidatura, offrendo cosi’ l’opportunità di candidarsi a Direttore anche ai colleghi associati: un bel “colpo di reni” per continuare con rinnovata lena la strada intrapresa nel 2012.

Gli ordinari del DIBRIS si sono comportati secondo il segno di quei professori che per primi vollero costituire i Dipartimenti, e il loro comportamento non può essere ascritto alla categoria di quello manifestato dai professori arroccati all’idea degli Istituti monocattedra degli anni ’80. Così come gli Istituti oggi non ci sono più, può darsi che la storia, fra qualche tempo, si ripeta, e che divenga prassi comune che la platea dell’elettorato passivo per la carica di Direttore di Dipartimento ricomprenda tutti i docenti, senza privilegio per i diversi gradi.  In futuro, qualcuno di noi potrà cosi’ raccontare ai giovani di domani, in circostanze tipo quella presente, che il DIBRIS ha fatto da “apripista”, così come io ho oggi modo di ricordare gli “apripista” del passato. Occorre ricordare il passato e occorre ricordare il futuro.

Qualche notte fa, ho sognato come una casa nella quale io mi trovavo e qualcuno che bussava alla porta. Al risveglio, lì per lì, ho pensato che questo qualcuno bussasse per farmi uscire, perché fuori c’erano dei valori da raggiungere. Poi ho riflettuto meglio: chi bussava lo faceva per entrare in casa lui, per trovare dentro la casa i valori. Quella casa è il DIBRIS, là dentro ci stanno i valori, e abbiamo mostrato di essere tutti convinti che chi bussa alla porta lo fa per entrare e non per chiamarci a uscire. Mi auguro di poter pensare che sia sempre così.

Francesco Beltrame - Docente Università di Genova