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Lunedì alle 21 torna su Primocanale 'Voto o non voto?'
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Dunque per il solo fatto di essere un giornalista iscritto all’Ordine, da domani dovrò confessare la mia preferenza politica prima di condurre o partecipare a una trasmissione. Questa geniale soluzione sicuramente servirà a garantire il telespettatore e a aprirgli una realistica visione della trasmissione per dirla col linguaggio della politica contemporanea, “più meglio assai, anzi meglissimo”.

Bene. Dato che lunedì parteciperò alla puntata elettorale di Primocanale con altri ospiti, cercherò preventivamente di manifestare le mie preferenze.

Ho sempre votato da quando sono maggiorenne. Ho anche votato il referendum sui pozzi petroliferi e sono talmente felice di essere chiamato al voto che mi piacerebbe vivere in un cantone svizzero, possibilmente di quelli centrali, più legati alle tradizioni, come Uri, San Gallo , Appenzello, dove i cittadini sono spesso consultati sulle scelte non solo politiche.

Per chi voterò?

E qui la faccenda si complica perché, avendo purtroppo perso per strada la convinzione ideologica, appartengo a alla massa di chi il lunedì vota per il Pd, ma il martedì, dopo avere visto il Genoa, sceglie Berlusconi. Il mercoledì, in seguito alle esibizioni di Di Maio con Floris opto per i Cinquestelle, se non che Crozza mi spinge a sostenere il frizzante Pisapia anche se al momento è stato abbandonato in un’area di servizio della A1 da D’Alema. A metà settimana, dunque sono convinto della mia scelta. Poi leggo l’intervista a Grasso sul Corriere e ne apprezzo il vibrante spirito che viene annullato quando Orietta Berti abbraccia il leader grillino. Come posso non solidarizzare con il coraggio della editorialista di 'Fin che la barca va'?

Ma, di soppiatto, Lilli Gruber incalza Orlando. Non male... e poi è un mio conterraneo ministro, quindi devo sostenerlo. Ma se lo viene a sapere la mia amica Roberta Pinotti? La conosco e la stimo da quando era consigliera comunale e Alberto Pandolfo non era ancora nato! Siamo a venerdì e sto con la ministra della Difesa e il suo leader. Sabato, dopo una cena nei carruggi, mi convinco a aderire alle energiche battaglie leghiste, alle pulizie, alla sicurezza nel centro storico e anche al Genovese come lingua sostitutiva dell’inglese. Però ci si mette Maroni a scardinare la mia ultima convinzione da week end e con il governatore lombardo in ritirata si apre un nuovo imprevedibile fronte, quello delle Illustri Riserve che riappariranno come i Re Magi dopo il 4 marzo.

Trascorro la domenica in ambascia. Non per la partita del Genoa, ma per l’iniziativa della Lorenzin che lancia la sua lista Civica Popolare e scruto l’elenco del telefono per cercare chi a Genova la sosterrà che io potrei votare. Impresa titanica. Incontro sotto casa l’amico scooterista Balleari e opto momentaneamente per Fratelli d’Italia, fino al semaforo di Corvetto, quando il monumento equestre di Vittorio Emanuele mi spingerebbe a reminiscenze savoiarde. Fortunatamente la lapide contro le truppe di La Marmora oppressore vicina a Mangini mi riporta alla ragione.

Sono ormai le ore serotine della domenica e fra poco dovrò dichiarare alla tv con chi sto.

Mi salva un vecchio amico del Liceo che distribuisce copie di Lotta comunista in galleria Mazzini. Ma non si presenta alle elezioni.

Forse sarebbe più serio restare in casa a rileggere La vecchia signora di Bayeux di Simenon, attendendo che la pesantezza delle palpebre faccia il suo onesto lavoro.

I telespettatori, in fondo, sono sempre più intelligenti dei giornalisti.