Sarebbe bello poter pensare ad un futuro dove gli anziani potranno trascorrere gli ultimi anni della loro vita con degli amici o conoscenti in spazi comodi non istituzionalizzanti.
La popolazione anziana, ha bisogno di risposte diverse dalla “casa di riposo”. Questa soluzione non è riuscita a risolvere la sensazione di solitudine di isolamento che le persone anziane provano durante il soggiorno in una residenza sanitaria assistenziale. Anche quando l’età coincide con polipatologie croniche e, a volte, inguaribili si sente ancora forte, la spinta verso la dignità dell’assistenza, della cura e del desiderio di socializzare, preservando i ritmi e le dinamiche sociali che ne arricchiscono la vita e consentono di sentirsi parte di un nucleo, una famiglia.
Credo quindi che nuove prospettive assistenziali, quali il co-abitare, erogate in complessi similari alle proprie abitazioni, possano prendere vita offrendo nuovi modelli di cura più capaci di comprendere la totalità della vita delle persone che si rivolgono a tali servizi. I problemi non saranno più legati solo alla assunzione dei farmaci, piuttosto a quelli della cura di una malattia, ma alla capacita dello staff di offrire appartenenza, comprensione verso la persona beneficiaria e del suo contesto famigliare, nello scoprire i paesaggi dell’anima delle persone che assiste.
L’obiettivo è quello di unire la comodità dello spazio privato, con la possibilità di socializzare con i propri amici e conoscenti.
Gli anziani spesso, se ascoltati, ci raccontano come la solitudine ha avuto un ruolo, negativamente significativo, nel trascorrere delle loro vite. E grazie ad un progetto di vita collettiva, hanno ritrovato la serenità e alcuni momenti di felicità nel vivere insieme.
Il co-abitare è una realtà consolidata, nell’essere un complesso edilizio-residenziale, nato in Danimarca a metà degli anni sessanta; sviluppatosi in altre parti del nord Europa nel decennio successivo. Le singole persone anziane condividono spese ed oneri, ma anche spazi comuni, ed interventi medici, di assistenza e di pulizia, presso una abitazione privata.
Anche a Genova esistono realtà che favoriscono la condivisione e persone adulte, anziane, si ritrovano a mettere insieme le risorse disponibili per pagare l’affitto di una casa, condividere le spese ed affidarsi a personale dedicato, di assistenza domiciliare, che si occupa di loro, potendo così soddisfare sia il bisogno di cura quotidiana che, soprattutto di abbattere le barriere della solitudine e dell’isolamento che si vedrebbero costretti ad affrontare, ricorrendo spesso a soluzioni di più alto livello assistenziale come le residenze.
Le nuove frontiere del prendersi cura devono tenere conto di una economia che cambia e della consapevolezza sempre crescente delle possibilità che le persone possono ottenere e costruire in una società che cambia e si evolve anche nella sanità.
*Luca Pallavicini - Presidente Ascom Salute Confccommercio
salute e medicina
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L'intervento del presidente Ascom Salute Confcommercio
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