cronaca

La tragedia di Ponte Morandi
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 La prima telefonata giunge pochi minuti prima di mezzogiorno. La seconda, qualche secondo più tardi. La terza a stretto giro. Amministratori, amici o conoscenti che ti chiedono se, in tempo di fake news, quella notizia sia davvero una bufala.

Impieghi pochi istanti per verificare che è maledettamente tutto vero, anche se le prime foto paiono realmente un perfetto montaggio virtuale in stile americano.

Sono appena scattati i soccorsi e immediatamente si mette in moto la macchina della tv con la lunga diretta di Primocanale. Il traffico stradale va in tilt. Sul posto si giunge soltanto più grazie alla dinamicità delle due ruote: sulle sponde del torrente Polcevera basta un attimo per capire che sia una tragedia.

E' un disastro senza precedenti per il Paese Italia, ma soprattutto per Genova e l'intera Valpolcevera. Già, quella valle, minata per decenni da industria e cemento, che vedeva nel contestato Ponte Morandi il suo ponte di Brooklyn, reale porta d'entrata sul territorio.

Lì, sotto alle macerie del viadotto che resta, si alternano le scene di una giornata destinata a restare scolpita nelle mente di chiunque, tanto più dei cronisti giovani o meno che davanti ai loro occhi raccontano la commozione di un giovane poliziotto destinato ad accertare, tra le sue braccia, la morte di un bimbo che non ha neppure 10 anni.

C'è la disperazione di chi ha visto il proprio marito uscire di casa, prima delle ferie ferragostane, per compiere l'ultimo turno nell'azienda della nettezza urbana e non lo vedrà più rientrare perché travolto da un blocco di cemento. C'è la forza dei soccorritori che estraggono ancora in vita gente letteralmente appesa al ponte.


Più in alto, l'incredulità di uomini e donne che la morte l'hanno rinviata per qualche metro frenando la propria auto poco prima del baratro. Alzano gli occhi al cielo e gli spiegano che quel monte lassù è il Figogna dove la Madonna della Guardia, prima che a loro, era apparsa al pastore Benedetto Pareto. Ci sarebbe pure la festa, il prossimo 29 agosto.

Oggi è il 15 e la Valpolcevera, ancora lei, è al centro del mondo. Anche questa volta, però, come troppe occasioni in passato, per morti, disastri e dolore.