Politica

2 minuti e 6 secondi di lettura

Sulle pagine genovesi del Giornale, il vicepresidente del consiglio regionale, Gino Morgillo (Pdl) annuncia di voler deferire ai probiviri il suo collega di partito (almeno fino a oggi) senatore Enrico Musso, reo di non essere  più in linea con gli ukase che escono da Palazzo Grazioli. L’ira di Morgillo è motivata dalle troppo frequenti prese di distanza di Musso dal partito: no allo scudo fiscale, no alle varie uscite sulla giustizia, addirittura la proposta di una legge elettorale uninominale, in aperto contrasto col Porcellum tanto amato dai berlusconiani, fino ad arrivare all’annuncio di voto contrario per l’atteggiamento del governo nei confronti della riforma universitaria.

Risponde Morgillo al Giornale: “Non spetta a me sindacare sull’attività che Musso svolge in Senato, quasi sempre in disaccordo con il resto del Pdl - e aggiunge - Credo che le sanzioni dovrebbero scattare per l’uso strumentale che Musso fa del Popolo delle Libertà”. Roba da espulsione? Risponde Morgillo che il partito non può continuare a far finta di niente. Ah, un lieve particolare: se per caso Musso decidesse di lasciare oltre al Pdl anche il suo scranno al Senato, Morgillo entrerebbe al suo posto.

 

LA RISPOSTA DI MORGILLO

Ho letto con interesse, che sempre dedico ai pezzi firmati Mario Paternostro, l’editoriale di oggi “Un posto al sole”, riguardante la mia richiesta di chiarezza rivolta al senatore Enrico Musso che, a mio avviso, fa un uso strumentale del Pdl. Non chiedo certo al senatore di dimettersi dal suo incarico in Senato. Non perdo tempo con richieste che sembrerebbero, purtroppo, pura utopia. In politica è uso o, forse, cattivo uso, che chi lascia un partito non abbandona comunque  l’incarico ricoperto. A Enrico Musso ho chiesto di fare chiarezza rispetto alla sua permanenza nel Popolo della Libertà, non di lasciare il ruolo di parlamentare.

Per quanto mi riguarda al Senato aspiravo nel 2008, in occasione delle elezioni politiche.   Non mi piacerebbe iniziare il mio impegno in Senato a metà corsa e in un clima di incertezza. In questo momento preferisco svolgere il mio ruolo di Vicepresidente del Consiglio regionale, avendo davanti ancora tutta la legislatura per svolgere al meglio il mio lavoro,  piuttosto che andare a ricoprire la carica di senatore in un parlamento che ha svolto già una parte del mandato e che verrebbe sciolto in caso di elezioni anticipate.

Luigi Morgillo, Vicepresidente Consiglio regionale della Liguria