cronaca

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Pochi se ne sono accorti, ma sta diventando l'arcivescovo più longevo sulla cattedra di san Lorenzo, ben inteso dopo l'imbattibile cardinale-principe Giuseppe Siri, suo indiscutibile modello non solo per la comunanza nell'ideale tomista della teologia.

Angelo Bagnasco è il pastore delle anime genovesi da 10 anni e quasi un mese, è presidente della CEI, la Conferenza Episcopale dei vescovi italiani da 9 anni e da pochi mesi ha celebrato il suo cinquantesimo di sacerdozio. Ha già governato la diocesi genovese ben più a lungo di Giovanni Canestri, Dionigi Tettamanzi e Tarcisio Bertone, i suoi illustri predecessori.

Chissà se il grande Congresso Euraristico Nazionale, celebrato a Genova negli ultimi giorni, è stato il coronamento di tutti questi anniversari ed anche di tutti questi record del cardinale genovese o se ci saranno altri grandi eventi nella carriera di un genovese che oggi è senza dubbio uno dei più conosciuti al di fuori delle mura della sua città.

Neppure Siri governò tanto a lunga la Conferenza episcopale italiana e, comunque, lo fece in tempi molto diversi da quelli di oggi.

Quando Bagnasco venne eletto, appena un anno dopo essere tornato a Genova, come successore del finissimo mediatore di rapporti tra la Chiesa, la politica e la società civile, Camillo Ruini, nessuno avrebbe scommesso che questo sacerdote genovese, così minuto, elegante, misurato perfino nei sorrisi, avrebbe retto la barra a lungo, superando le grandi tempeste e i cambiamenbti che hanno sconvolto pure la Chiesa. Invece Bagnasco è ancora lì, tutte le settimane a Roma, a governare i vescovi, anche dopo che papa Francesco ha imposto le nuove regole per le assemblee delle Conferenze episcopali. I tempi cambiano, anche i segretari generali di quella Suprema Conferenza, hanno nuovi poteri, come insegna Galantino successore di Betori, ma l'arcivescovo di Genova continua ad avere la fiducia del papa, prima Benedetto XVI, il teologo studioso, ora Francesco, il rivoluzionario.

Davanti ai quattromila fedeli di Piazza Matteotti e davanti ai quarantamila di piazzale Kennedy Angelo Bagnasco rappresentava il papa, di cui era inviato, forse con un po' di delusione perchè Francesco doveva venire e sarebbe stata la prima volta nella Genova da cui partiromo i suoi avi emigranti. Ma il successo per Bagnasco è stato grande anche senza il papa, e il messaggio di Genova alle Diocesi italiani forte e con la voce, forse non tonante, ma decisa, del presidente della Cei. Probabilmente a marzo, quando il suo mandato scadrà, l'arcivescovo di Genova avrà più tempo per la sua Diocesi. La costituzione vaticana gli consente di restare sulla cattedra di San Lorenzo fino al compimento dei 75 anni, cioè fino al 2018. Poi si impongono le dimissioni, che Bagnasco offrirà sicuramente al papa: non è solo un soldato di Dio, ma _ pochi lo ricordano _ anche un generale di Corpo d'Armata dell'Esercito, in quanto ex Ordinario Militare Italiano. Toccherà a Sua Santità accettarle o chiedere al suo vescovo genovese di restare ancora.