Costruire sul costruito. O meglio: sul demolito. L'idea è tornata di moda a Genova con l'assessore Simonetta Cenci che, illustrando un embrionale progetto per la riqualificazione di Prè, ha parlato di "possibili demolizioni" di edifici abbandonati per costruire residenze universitarie. In fondo è lo stesso dilemma dell'Hennebique o dell'ex Nira: tenerli in piedi e trasformarli oppure tirare giù tutto e ripensare gli spazi da zero?
Il centro storico, però, non è certo un silos granario. E, alle prime avvisaglie, c'è già chi ha evocato il 'piccone risanatore' e gli scempi di via Madre di Dio. "Ricordiamo che i casi genovesi non sono molto virtuosi", osserva Giacomo Montanari, storico dell'arte e membro della regia universitaria dei Rolli Days. Eppure i diradamenti a Genova non sono una novità. Campetto, piazza Lavagna, in parte via San Lorenzo. "Ma quelli nascono nell'Ottocento in una città che si apriva all'Europa con un'idea di grandiosità. Pensiamo alla chiesa di San Domenico, distrutta per fare spazio al Carlo Felice", spiega Montanari. "
Dall'altra parte c'è chi loda le trasformazioni urbane, e pazienza se qualche casa fatiscente andrà in macerie. Al massimo ci uscirà una piazza in più, che in un labirinto di caruggi avari di sole, ideale nascondiglio per gli spacciatori, non ci starebbe così male. Un'ulteriore motivazione è che operazioni analoghe hanno visto la luce in piazza delle Erbe, piazza delle Lavandaie, Sarzano e Sant'Agostino.
"Però lì non si è deciso di demolire - ribatte Montanari - e infatti il bombardatissimo monastero di San Silvestro, oggi integrato con la facoltà di architettura, è un ottimo esempio di riuso. Non si può pretendere di riqualificare un territorio con una passata di spazzola. È difficile pensare di cancellare questo tessuto connettivo fitto, denso di case e di strutture".
In fin dei conti - come traspare da molti commenti sui social - il problema di Prè sembra essere più sociale che architettonico. Lotta allo spaccio, commercio di qualità, valorizzazione turistica: concetti che finora sono rimasti sulla carta o confinati a interventi spot. L'assessorato all'urbanistica si è dato tempo fino al 15 giugno per presentare alla città un progetto organico col contributo di associazioni e comitati di quartiere. Nel frattempo l'estremo rimedio del 'piccone anti degrado' continua a far discutere i genovesi.
cronaca
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