salute e medicina

Il cairese ricercatore al Policlinico San Martino di Genova
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Diventare mamma dopo un tumore alla mammella per le donne portatrici di mutazione BRCA è possibile. A dirlo uno studio internazionale coordinato dal ligure Matteo Lambertini che tra pochi giorni negli Stati Uniti riceverà, al convegno organizzato dall'American society of clinical oncology (Asco), un nuovo 'Conquer Cancer Foundation Merit Award' ossia il premio che la Fondazione della società americana di oncologia assegna ogni anno agli studi più promettenti.

Matteo Lambertini, 33 anni, è cairese e lavora come ricercatore al Policlinico San Martino di Genova. Dopo la laurea nel 2010 Lambertini aveva iniziato la specializzazione in oncologia all'Ist di Genova con Lucia Del Mastro, una delle maggiori esperte di tumore alla mammmella e che lui definisce "mio mentore". Nel 2013, grazie a una borsa di studio si è trasferito a Bruxelles per poi passare un periodo di studio negli Stati Uniti.

E' rientrato poi in Belgio al 'Jules Bordet', istituto conosciuto soprattutto per la cura del cancro al seno per poi tornare a Genova.

Al centro dello studio internazionale la possibilità per le giovani donne dopo un tumore alla mammella di diventare madre e in particolare quelle con una mutazione dei geni BRCA. In tutto il mondo sono stati coinvolti 30 centri, incluso il Policlinico San Martino, più di 1250 donne con diagnosi di tumore della mammella in età giovanile.

"In passato essendo il tumore della mammella una neoplasia sensibile agli ormoni - spiega Matteo Lambertini - avere una gravidanza dopo una diagnosi oncologica era controindicato per la paura che la stimolazione ormonale indotta dalla gravidanza potesse stimolare la crescita neoplastica e quindi mettere le donne a rischio di recidiva di malattia. Diversi studi (di cui almeno due particolarmente importanti del nostro gruppo) hanno dimostrato che avere una gravidanza dopo pregresso tumore della mammella adeguatamente trattato, non ha conseguenze negative per la prognosi delle giovani donne. Tuttavia, come dimostrato da un nostro recente questionario fatto a oncologi di tutto il mondo specializzati nel tumore della mammella, in più del 30% dei professionisti permangono preoccupazioni circa la sicurezza della gravidanza in questo ambito. Queste preoccupazioni sembrano essere particolarmente presenti nel caso di donne con tumore della mammella ereditario dovuto a mutazione nei geni BRCA (circa il 10-12% dei tumori mammari sono dovuti alla presenza di questa mutazione) dove ad oggi non esistono dati sulla sicurezza di avere una gravidanza".

E proprio per cercare di dare una risposta chiara a queste preoccupazioni è partito lo studio che ha dimostrato che, dopo un trattamento e periodo di follow-up adeguato, avere una gravidanza dopo un tumore della mammella è sicuro anche nelle donne portatrici di mutazione BRCA sia per le pazienti (la sopravvivenza libera da malattia è uguale per coloro che hanno o non hanno avuto una gravidanza) sia per i bambini nati da donne che hanno avuto in passato esposizione a trattamenti oncologici inclusa la chemioterapia, il tasso di aborti spontanei, malformazioni e complicanze delle gravidanze, infatti, è risultato simile a quello atteso nella popolazione generale.

Uno studio premiato per l'importante ricaduta sul trattamento di un particolare tipo di tumore e sulla qualità di vita delle pazienti.