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Giancarlo Campora, ex sindaco del comune di Campomorone, interviene sul tema del trenino di Casella, che era stato affrontato nell'articolo "Il treno delle urla e quello del silenzio".

La vicenda del trenino di Casella è l’ennesima dimostrazione di come possiamo impoverire il nostro territorio, nonostante le dichiarazioni che a più riprese mettono l’accento sulla necessità di promuovere il turismo e le tradizioni del nostro entroterra. Se si riduce il problema del trenino a un solo problema di costi significa che non abbiamo ancora capito la reale portata di questo servizio per le nostre comunità. Non penso che il costo sia un problema marginale, sia chiaro. Vivo in questo mondo e so bene che, soprattutto oggi, senza un equilibrio economico qualunque iniziativa è destinata all’insuccesso. Ma questo non è servizio di trasporto come gli altri. Non lo deve essere. Bisogna collocarlo nella sua giusta dimensione di un veicolo importante di promozione delle realtà dell’entroterra, occorre valorizzarlo, promuoverlo. E anche un mezzo di trasporto, certo, ma senza dimenticare la sua più intima vocazione di strumento a disposizione delle comunità locali per far conoscere la propria storia.

Le stesse cose che dicevamo nelle riunioni di qualche anno fa, nell’allora sede provinciale, dove si discuteva sulle possibilità turistiche del nostro entroterra, sulla necessità di promuovere una rete di accoglienza legata, e non potrebbe essere altrimenti, anche ai trasporti. Erano i tempi degli stl, sistemi turistici locali, entità costituita da enti e privati che dovevano servire a promuovere lo sviluppo turistico del genovesato, ma che in realtà, dopo alcuni anni di vita difficile e tormentata, sono stati abbandonati al loro destino, senza che avessero prodotto i risultati che qualcuno sperava (e mai rimpianti dagli amministratori locali).

Tutti, amministratori e comunità locali, dobbiamo tornare a farci carico delle ricchezze del nostro territorio, e il trenino di Casella figura sicuramente tra queste, aiutati da chi ha gli strumenti, anche economici, per farlo. La Liguria ha una bellissima costa, ma ha un altrettanto bellissimo entroterra che non deve essere abbandonato. Non dimentichiamolo.