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Il commento
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Pace fatta tra Arcore e via Fieschi? Altro che! Dal cilindro magico della Famiglia Berlusconi, con l’imprimatur del Cavaliere e l’arte diplomatica di Piersilvio, ecco la strategia per rifare Forza Italia ormai ridotta dai vecchi boiardi al 7 per cento e poco più di consensi.


Si fa il ticket. Il tandem, o come diavolo volete chiamarlo: al Sud il partito del Cavaliere sarà governato dalla Carfagna, al Nord da Toti. A loro il compito di ridisegnare la nuova forza moderata e liberale, la bandiera politica del ceto medio maciullato dalle tasse, alleatissimi ma distinti dalla Lega di Salvini e dai sovranisti in crescita della Meloni.


Vabbé. Ora i due ci devono provare, preparando il partito azzurro al
congresso autunnale e alle primarie che, davvero, dovranno eleggere il nuovo Capo, l’erede popolare (e non designato dal sovrano assoluto) del Fondatore. “Vaste programme” come avrebbe detto il generale De Gaulle. Trasformare un partito monarchico in un partito dove all’interno si vota quello che si ritiene il migliore.


Giovanni e Mara ci proveranno e nelle decine di interviste rilasciate ieri lo annunciano e lo spiegano. Assicurando che sopra, dietro e davanti ci sarà sempre Lui, il Cavaliere che ha capito che , andando avanti così, si stava dirigendo dritto dritto contro un muro, anzi meglio: nel vuoto.
Compito tutt’altro che facile, la ricostruzione. Ma i due sono tosti. E hanno un bel caratterino e ambizioni concorrenti e più che legittime di conquista del movimento. Toti, fra l’altro, il 6 luglio ha un appuntamento al Brancaccio di Roma per vedere in faccia chi in Forza Italia ha sposato le sua posizioni. Tanti, stando ai consensi che ha ricevuto soprattutto dal forte esercito di amministratori locali che oggi, per davvero, in quel che resta dei vecchi partiti sono i personaggi che contano di più.


Fa bene, il presidente della Liguria, a mantenere questo appuntamento. Sarà il giorno di una conta che, anche in presenza del ticket, diventa molto importante.
Ma qualcuno si domanda se questa trovata di Berlusconi & Son non possa trasformarsi in un trappolone per il governatore ligure, fino a ieri a due passi dalla scissione. Il rischio c’è, ma c’è anche l’ opportunità di verificare le reali intenzioni dal fondatore che, stando a questa decisione, avrebbe finalmente compreso che Forza Italia stava (sta) riducendosi a una “mezza forza” in costante disfacimento e che i vecchi consiglieri terrorizzati di veder il tramonto dei loro poteri, sono allo sbando.


Ieri Toti e Carfagna hanno recitato davanti alle tv il copione dei due bravi fratellini, sciorinando promesse, obiettivi, filosofie, ambizioni, in perfetta sintonia. Le prossime settimane, quando i due Commissari, sudista e nordista, metteranno nero su bianco la loro strategia, si capirà di più se Toti ha fatto bene o se, invece, ci è cascato. Per esempio si dovrà capire quale potrà essere il rapporto tra la nuova Forza Italia o come si chiamerà e la Lega di Salvini con la quale salda forti alleanze locali. Come quella che regge la Liguria sulle basi di un patto cementizio tra il governatore e l’ex viceministro leghista Rixi, a pochi mesi dall’apertura di una campagna elettorale nella quale proprio Toti si rigiocherà la sua attuale leadership. Ma con questo nuovo incarico di primissimo piano manterrà il governatore l’impegno più volte ribadito di ricandidarsi in Liguria? O, magari davanti a una tornata elettorale politica anticipata (autunno? Marzo?) per improvvisa crisi di governo potrebbe essere costretto a “sacrificarsi” scegliendo Roma?


E’ chiaro che la improvvisa svolta di Berlusconi e l’impegno nazionale che sembra soddisfi Toti scompigliano tutte le carte in tavola. Checché ci racconti il governatore della Liguria.