cronaca

I due italiani detenuti da oltre quattro anni in India
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"Per oggi nessun commento, solo rabbia e indignazione". L'amarezza di Marina Maurizio, madre di Tomaso Bruno, si sfoga su Facebook. E' una vera odissea quella del figlio e di Elisabetta Boncompagni, i due italiani detenuti da quattro anni a Varanasi, in India, perché accusati dell'omicidio del compagno di viaggio Francesco Montis, morto nel 2010. Dopo mesi di lungaggini e rinvii, la setenza definitiva, attesa per settembre, è stata rinviata ancora.

Secondo le agenzie di stampa, a causare l'ennesimo ritardo sarebbe stata l'assenza di Haren Rawal, legale dei due italiani. L'avvocato ha fatto sapere che mercoledì chiederà alla prima sezione della Corte Suprema di anticipare l'udienza attualmente fissata tra quattro settimane.

Genitori, ragazzi, amici: tutti indignati per il disguido, come si evince dai commenti apparsi sulla pagina Facebook "Tomaso libero!". "Speravamo davvero che questa fosse la volta buona e invece sono di fronte all’ennesimo rinvio dopo un lungo anno di attesa. Non so come dirlo a Elisabetta", spiega Romano Boncompagni ai giornalisti. "Purtroppo non potrò rimanere anche mercoledì mattina, quando gli avvocati tenteranno di chiedere ai giudici di esaminare il caso. Devo tornare in Italia perché mia moglie non sta bene".

Elisabetta, torinese, e l'amico Tomaso di Albenga sono finiti nei guai per la morte del loro compagno di viaggio Francesco Montis. Secondo i ragazzi, il giovane sarebbe morto per un malore dopo aver consumato droga. I giudici indiani non hanno creduto a questa versione dei fatti e hanno ipotizzato dapprima la condanna a morte per impiccagione e successivamente l'ergastolo.